Le multinazionali scappano a gambe levate, preferendo ormai dichiaratamente Milano a Roma. D'altronde come biasimarle? Per fare i propri Head Quarter, nel nostro paese, colossi italiani e no, cercano città con caratteristiche simili a quelle di altre nazioni d'Europa e l'unica, al momento, ad avere parametri che si avvicinano di molto agli standard europei è Milano.
A Roma tutto è fermo: si sono bruciati miliardi con il pasticciaccio combinato da Berdini sulle Torri Ligini, dove Telecom, prima dell'intervento del vecchio rancoroso, aveva avuto la follia d'immaginare di piazzarci il proprio quartier generale. Stessa mano distruttrice sull'ex fiera di Roma, sui mercati generali, su Tor di Valle e così a seguire.
Dopo SKY, lasciata senza un collegamento e con il traffico, la monnezza e le prostitute sotto gli uffici; dopo Almaviva Contact idem con patate, è di oggi la notizia di altri licenziamenti. Questa volta è il turno di Alitalia: bruciati 1850 posti di lavoro a Roma. Uno sversamento incredibile. Inarrestabile. Trattasi di vera e propria emorragia. Ma alla Politica non sembra interessare.
La città s'impoverisce sempre di più, i turisti sono in diminuzione: soffre dunque anche il comparto alberghiero e l'indotto. Si viene di meno e ci si ferma di meno: giusto il tempo per guardare, nel caos generale, i monumenti più rappresentativi. A Berlino, che non ha quasi nulla da far vedere, ci si ferma mediamente di più! Per il turismo manca una regolamentazione generale per quella che dovrebbe essere la prima fonte d'introiti per la città eterna.
Ma il ragionamento che facciamo spesso, dalle pagine di questo blog, è sempre lo stesso. Tutto questo "fuggi fuggi" ha un'origine ben precisa: la mancanza d'infrastrutture in città che si declina in una pessima qualità della vita, nell'impossibilità reale a raggiungere in tempi certi il proprio posto di lavoro, nel caos, nel disordine, nella doppia file, nell'illegalità.
C'è da mettersi le mani ai capelli. A Roma non si può più indugiare: il Piano regolatore generale prevede oltre che la Linea C anche la Linea D che va, assolutamente, riesumata, completando uno straccio (davvero il minimo sindacale) di effetto rete. La Roma Lido va trasformata in linea E: al momento, ridotta in condizioni vergognose, è utilizzata da 100.000 romani. Pensate cosa accadrebbe se fosse trasformata in una vera e propria metropolitana di superficie. Quanto traffico dai popolosi quartieri di Ostia si eliminerebbe? Le linee regionali vanno trasformate in treni metropolitani veri: e la FL1 e la FL3 possono diventare metropolitane di superficie. Le Laziali dovrebbero esser trasformate in moderno metro tram e il Roma Nord in treno metropolitano. Servono preferenziali vere e protette, vanno fatti tram con una reale funzione: il nostro cruccio è la TVA (Termini - Vaticano - Aurelio). E' chiaro che per trasformare la mobilità di Roma sono necessari investimenti importanti: europei, gevernativi, regionali e di Roma Capitale. Serve un'azione comune ma serve soprattutto la volontà politica. Senza di questa Roma, con il suo gap infrastrutturale ormai cronico, è una città destinata a morire. E manca veramente pochissimo . RR.
Roma: una città paralizzata senza progetti per il futuro
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