La testimonianza di Attilio smaschera, ancora una volta, il racket dei "pulitori di strada". Non date un centesimo!

venerdì 28 luglio 2017
Attilio è un nostro utente da anni. Stimato commerciante e persona affidabilissima. Non segnala tantissimo ma quando ritiene opportuno ci manda contributi. Grazie alla sua segnalazione, torniamo a parlare del racket dei "pulitori di strada"... quelli che si vogliono integrare! Ma cosa è successo? Ecco il breve resoconto del nostro amico: "Buongiorno ragazzi, vorrei raccontare una storia che mi è capitata questa mattina. Per la prima volta sul marciapiede del mio negozio appare il ragazzetto che vuole integrarsi e pulisce tutto. Arriva  con un sacco già pieno: lo svuota per tutto il marciapiede....  erbaccia e un migliaio di cicche di sigarette, ed è evidente, anche dalla foto, che non ci sta tutta questa vegetazione a Tiburtina. Sgamata la truffa, gli chiedo gentilmente in inglese (non parlava italiano) di sbrigarsi a ripulire lo schifo che aveva combinato (l'AMA era già passata). Faceva il tonto, non capiva. Poi  gli ho intimato di chiamare i vigili e lui ha cominciato a dare in escandescenza, al punto di arrivare a brandire un coltello (lo aveva, teoricamente, per far finta di pulire gli spazi tra le "non" mattonelle visto che la superficie è tutta liscia). Supportato da tutti gli altri commercianti di via, ha ripulito tutto. Ma non si vive più, non si ha più una tutela e c'è gente che ancora crede a questi parassiti della società, come anche i "berrettiani" davanti ad ogni supermercato, bar e farmacia!!! BASTA!!  P.S. il nullatenente, senza fissa dimora o accasato in qualche struttura di qualche Associazione ben remunerata, sicuramente rifugiato politico, ha utilizzato svariate volte il cellulare: uno smartphone Samsung S8! Cioè per dire...."  W l'Italia: un paese di scemi! 

"Roma: la tua bellezza, la mia maledizione!"

lunedì 24 luglio 2017

"C'è un modo per chiuderla con i problemi di Roma: pensarla una città del III mondo. Forse sbagliamo a pretendere efficienza, decoro, legalità, sbagliamo a ritenerla una capitale europea.

Già, cos'ha di europeo Roma?

Per rispondere a questa domanda, basta andare a Milano. Stop. Poi cambiate la domanda e mettete una negazione: cosa non ha di europeo Roma? Ora rispondete. Ancora non riesco a pensarla così. Mi ripugna. Resisto. Faccio male, lo so. Mi risparmierei tanto dolore, rabbia, frustrazione. Non avrei più quell'odioso senso di impotenza che mi fa essere cattivo, che mi spinge a criticare tutto e tutti, che mi fa vergognare della mia città.

Vivrei molto meglio cessando la mia guerra probabilmente, quasi certamente inutile. Ma non ce la faccio, non ancora. Sono a terra, animale da preda ucciso dai cacciatori, perdo sangue, rantolo, ma le mie zampe si muovono ancora, ritmicamente, freneticamente.

Non vogliono cedere, pensano ancora di accompagnare la mia fuga dalle canne di fucile, illudendosi di poterlo ancora fare. Si, sono un illuso, è vero. Mi concedo ancora un'illusione, quella speranza che forse un giorno il tanto atteso miracolo accadrà. Sarebbe facile mollare tutto, mandare tutti a quel paese, pensare ad altro, indirizzare le energie verso altri orizzonti più possibili, più gratificanti. Ma non ci riesco proprio.

Pensare a Roma come a una città di un paese sottosviluppato, non chiederle dunque nulla, non aspettarsi nulla, non pretendere nulla, non sognare nulla, accettare il nulla o quel poco che è in grado di dare, no, non è la mia soluzione. Non ancora. Inseguo un sogno, sapendo che sono niente e nessuno, ma voglio farlo ugualmente, perché la vita mi ha insegnato a non mollare. Mai. Un giorno, forse mi fermerò, ma questo giorno non è ancora arrivato e comincio a pensare che mai arriverà. Roma non merita che l'abbandoni, come hanno fatto i suoi figli, oggi, ieri, l'altro ieri e come faranno domani e poi dopodomani. La sua storia, la sua bellezza, il suo calore, la sua unicità non lo meritano.

Abbandonarla per non soffrire, no, non ne sono capace e non voglio. A volte la maledico, perché è così. Bella, infinitamente bella, troppo bella. Se non lo fosse tutto sarebbe più facile e lasciarla al suo destino non sarebbe così doloroso. Roma ti guarda, e il suo sguardo uccide. È ancora fiero, nonostante sia quello di un moribondo, la sua luce non è ancora spenta. Maledetta città.... Se fossi un'altra, una qualsiasi, ti darei un calcio nel di dietro e maledicendoti me ne andrei senza voltarmi indietro, felice di averti eliminato dalla mia vita.

E i miei giorni scorrerebbero sereni, ridendo di te e di chi pateticamente cerca di addomesticarti e non sa che puoi ancora mordere. Ma tu sei Roma, sei il quadro più bello, la scultura più bella, di questo museo che è il nostro mondo. E io sono nato qui, tra le tue braccia possenti e sono pieno di te, del tuo splendore, del tuo dolore. Maledetta, stramaledetta.

Guardami. Sono qui, che scrivo di te e mi viene da piangere perché non riesco a mollarti, perché sono stanco del tuo abbraccio mortale. Perché non posso vederti morire. E questa, lo so, è la mia condanna...."  Luca

La storia di Claudio: romano e disabile. Non curato dall'Italia, trova speranze in Giappone ed evidenza le differenze. Da vergognarsi!

Siamo abituati ad un mondo diverso, per cultura, tradizioni e cibo. Ma dovrebbe esserci un filo conduttore che accomuni alcune categorie.

I disabili, i trasporti, la sanità e potremmo citarne altre. Tuttavia,  non è vero che tutto il mondo è paese. 

Io per esempio sono Claudio, un disabile e ogni tre mesi sono costretto ad andare ad Osaka, in Giappone, per sottopormi ad una terapia sperimentale per la mia patologia genetica. 

Perché le differenze? 
Perché sono un cittadino italiano e da 15 anni io e mio fratello, entrambi portatori di handicap, siamo alla ricerca di una soluzione, poiché la nostra malattia è grave e molto rara.

Da 15 anni a questa parte abbiamo perso la capacità di essere autonomi.  In realtà questa patologia non è impossibile da combattere, ci sono studi e soluzioni, quantomeno da provare. 

Purtroppo, essendo rara, l'Italia ci ha chiuso i rubinetti, anzi non li ha mai aperti. Le persone affette da questa malattia sono circa 42 nel mondo. 15 in Italia; 8 in Giappone e le altre sparse nel mondo.

Un anno fa conosciamo un ricercatore giapponese che studia e combatte questa malattia. Nel giro di sei mesi ha aperto un protocollo, chiesto al comitato etico se due fratelli affetti da questa patologia con l'acronimo di N.L.S.D. potessero essere autorizzati alla cura sperimentale  (farmaco completamente naturale. Senza effetti collaterali).

Il governo giapponese ha stanziato un milione di dollari per farci andare ogni 3 mesi in Giappone ed essere curati e sottoposti a continui controlli sullo stato della terapia. Quindi analisi, visite, tac e quant'altro. 

Ad oggi, dopo un anno di terapia, posso dire di avere e molta più energia di un anno fa e che alcune cose che prima non riuscivo a fare inizio ad avere minori resistenze. 

Ma le differenze oltre al fatto che l'Italia sta in panchina e guarda sono altre. (L'Italia non ha stanziato un solo euro).

I trasporti sono costosi in Giappone, è vero,  ma talmente affidabili per puntualità servizi che, nemmeno a parlarne, i bagni della monorail (treno) sono così puliti e attrezzati per i disabili, che sembrano quelli di casa,  con sistemi igenizzanti a ultravioletti. 

Lo scorso anno la società dei trasporti ha mandato a tutti i cittadini una lettera di scuse,  perché nel corso di tutto l'anno, tutti i trasporti pubblici hanno avuto due minuti e mezzo di ritardo.  

Alla University Hospital di Osaka,  all'entrata, ci sono una quarantina di sedie a rotelle tutte ordinate e in fila a disposizione di bisognosi e anziani. Così come nei centri commerciali, di fianco ai carrelli, ci sono anche le sedie a rotelle a disposizione per chiunque ne abbia bisogno. 

Dieci giorni fa sono stato al S. Camillo, prendere i mezzi per me con sedia a rotelle elettrica è impossibile e non vi spiego nemmeno il perché. (Credo lo immaginiate).
La rampa di accesso disabili

il primo, inspiegabile, gradino in una rampa disabili!

Secondo gradino

 

Ascensori non funzionanti


Sono andato con la macchina ma i posti per disabili erano tutti occupati da mormodotati.  Normale. Ho deciso di scendere con mia moglie e camminare appoggiato a lei e chiedere una sedia a rotelle all'ospedale, mi hanno risposto che una c'era, ma qualcuno l'aveva rubata.

Torno in macchina e vado a un parcheggio dell'ospedale dove c'era una rampa per disabili e degli ascensori.  "Meno male" mi sono detto. Mia moglie scarica  la mia sedia a rotelle elettrica   (impegnativo) gli ascensori non funzionanti, la rampa aveva  scalini di 40 cm.

Capito quali sono le differenze?  E io non faccio il tifo per il Giappone, sono un italiano, un italiano vero. Nonostante tutto! 

Claudio De  Luca, scrittore e autore di romanzi.

Mobilitiamoroma.it: altri interessanti spunti sul perchè sostenere il referendum sulla liberalizzazione del servizio di Trasporto Pubblico Locale.

venerdì 21 luglio 2017
mobilitiamoroma.it

Il quadro del trasporto pubblico locale (TPL) romano è molto complesso, e da sempre viene banalizzato riconducendo le sue problematiche ad assenteismo degli autisti ed evasione tariffaria: due problemi che concorrono all’inefficienza globale insieme a tanti altri, ma che non sono alla radice dei mali di ATAC.

ATAC ha chiuso il Bilancio 2015 (ultimo disponibile - ha qualche difficoltà a pubblicare quello 2016) con una perdita di -79Milioni€ ed un debito di 1,35 Miliardi€ (di cui una considerevole parte – 477Milioni€ - con noi cittadini), il servizio di superficie (bus/tram) in costante ed inarrestabile calo dal 2010 ed inferiore (nel 2016) del -14% a quello previsto, considerando che quanto previsto a contratto è già in partenza non sufficiente a garantire un livello ottimale per l’utenza (corrisponde a quanto è riuscita a fare ATAC nel 2013). Il parco mezzi ha un’età media superiore ai 10 anni, ed i continui guasti con corse e addirittura linee cancellate sono ormai ordinaria amministrazione a Roma, e con matematica certezza non sarà possibile assicurare un livello adeguato di servizio nemmeno nel 2017.

Perché è importante firmare?

Le forze politiche si sono messe in una posizione di comodo dietro le quinte, ATAC va verso il fallimento premeditato ma i politici non si espongono (nemmeno i paladini dei #referendum su tutto, in campagna elettorale). La concretizzazione di un referendum li costringerà a scoprire le carte e a dire come la pensano: se non vogliono la gara (cosa possibile perché ATAC è società partecipata al 100%) dovranno dire cosa intendono fare per migliorare concretamente il TPL. In ogni caso si capirà se e chi hanno voluto prendere in giro. Il Comune di Milano già da Febbraio 2017 ha avviato le pratiche per mettere a gara europea il TPL, proprio loro che sicuramente ne avevano meno bisogno di Roma.



Il referendum NON propone in alcun modo la privatizzazione di ATAC (nessuno si accollerebbe un simile baraccone), ma la MESSA A GARA del servizio di trasporto. ATAC è in una situazione disastrosa ed in una spirale da cui non può in alcun modo uscire fuori senza interventi drastici (ma questo non ve lo dicono).



Se si farà il referendum e SE vincerà il SI alla liberalizzazione:

  • ATAC nel 2019 potrà partecipare alla gara alla pari di qualsiasi altro concorrente

  • non ci sarà alcun taglio di linee “poco appetibili commercialmente”, perché è il contratto che regola tutto è su tariffa chilometrica:  già adesso i contratti ATAC e RomaTPL (il privato) sono impostati con tale modalità, quindi al gestore basta fare i km, il “come” interessa solo al Comune: è esso ad incarnare il ruolo di garante dei cittadini!

  • se ATAC non dovesse vincere, per via delle clausole sociali, il personale verrà assunto dal nuovo vincitore (e questo avverrà sicuramente perché nessuno ha  dipendenti tali da poter fare 150 Milioni di km). Inoltre  i mezzi potranno essere venduti al vincitore e con i soldi della vendita verranno in parte pagati i debiti, specialmente quelli con gli incolpevoli fornitori (quelli con noi cittadini ce li possiamo comunque scordare).



Il TPL pesa gravemente sulle spalle di tutti i cittadini: per ATAC i costi sono coperti al 65% dalle tasse e il restante 35% deriva da biglietti/abbonamenti; a Milano sui cittadini grava solo il 45% dei costi, mentre il 55% è ricavato dalla vendita dei titoli di viaggio (che, a parte gli abbonamenti annuali, hanno lo stesso prezzo di Roma). Per RomaTPL i costi sono coperti addirittura al 100% dalle sole tasse (ma nessuno lo dice).


Per troppi anni i cittadini sono stati tenuti all’oscuro dei numeri reali del TPL, e dell’infelice futuro a cui andava scientificamente incontro, in primis per la mala gestione a livello dirigenziale.
I Radicali, al momento, sono l’unico partito che sta dando voce ai disagi dei cittadini. Facciamo sentire la nostra voce!



Firmare per il referendum significa avviare una consapevole discussione pubblica dove ognuno potrà dire la sua sul futuro del TPL romano (a gara o con un’ATAC risanata). La risposta al quesito referendario dipenderà dall’esito di questo dibattito. Sostieni il referendum cliccando qui. Dai una spinta al cambiamento. Riprenditi la dignità di utente, riprenditi il diritto alla mobilità! 
                                 @mercuriopsi



REFERENDUM ATAC: PARLA LA QUINTAVALLE E CI REGALA TANTISSIMI SPUNTI PER ANDARE A FIRMARE! SUBITO!

mercoledì 19 luglio 2017
La nostra posizione la sapete ma è giusto far sentire tutte le campane. Noi siamo a favore del referendum e della liberalizzazione del Servizio di Trasporto Pubblico a Roma. Questo video della Quintavalle rafforza le nostre convinzioni. La Quintavalle dice che "il privato deve guadagnare" ( lo dovrebbe fare anche ATAC) e quindi mette davanti lo spauracchio di un aumento dei prezzi che però poi giustifica dicendo che, tutto sommato, se il servizio è buono, i soldi uno li darebbe pure volentieri. Ma parla, furbescamente, di ipotetici 5 euro a corsa che sappiamo tutti essere improponibili. "Si perde la ragione sociale", continua, per il fatto che un ipotetico privato, giustamente,  chieda il pagamento del prezzo del biglietto. Ma perché, quella di ATAC quale sarebbe?  Poi prosegue: " il privato, sul gommato, taglierebbe le periferie" evirando, volutamente, il ruolo di garante  dei Cittadini che il Comune di Roma dovrebbe esercitare attraverso la stipula dei Contratti di Servizio. Su questo punto è bene fare una precisazione: i contratti di servizio attuali sono su base chilometrica, sia per ATAC che per ROMA TPL, quel privato inefficiente di cui la Quintavalle parla all'inizio del video per dare fondamento a tutto il suo teorema. Roma TPL, con un contratto a chilometri, che interesse ha a far pagare il biglietto se riceve, quando lo riceve, il danaro dal comune di Roma per il raggiungimento dei parametri indicati dallo stesso? È lì che anche ATAC ciurla nel manico. Perché la Quintavalle non parla dei bus rotti che, sempre per perculare il   
contratto di servizio (che prevede anche un  

numero minimo di bus/giorno) vengono fatti uscire dalla rimessa a meri fini di conteggio per poi rompersi un metro più avanti? Parla poi di manutenzioni che non si fanno: e chi le dovrebbe fare? Voi credete che un privato manutenga i mezzi come fa oggi ATAC? Lo credete davvero? ATAC non può manutenere nulla perché è in eterno rosso: non fa pagare il biglietto che, insieme a poche altre cose (esempio pubblicità in stazioni, paline e mezzi) è la voce principale per qualsiasi azienda di TPL, sia essa pubblica o privata. Ma la Quintavalle ci arriva: parla ancora di 1.000.000 di persone trasportate al giorno, non tenendo conto dei recenti dati che certificano la fuga di una buona percentuale di utenti storici del TPL romano e parla di 1.500.000 euro che ATAC dovrebbe ottenere quotidianamente eliminando l'evasione tariffaria che afferma essere al 40% ma che per noi di RR è molto più alta. Per abbatterla ecco la ricetta: corsi di formazione mirati tra i 12.000 dipendenti del caravanserraglio. Per un momento ci brillano gli occhi. Abbiamo un sussulto quando la Quintavalle parla di tre verificatori per bus che "a raffica e H24" su tutti i mezzi controllano tutti. Ma riavvolgiamo il nastro e ci deprimiamo: parla di volontari! C'era sfuggito! Ancora, dunque, c'è gente che invece di difendere il proprio posto di lavoro con le unghie e con i denti, tanto poi paga pantalone, dovrebbe volontariamente scegliere di passare da una comoda poltrona d'ufficio alla verifica sui bus? Ma chi ci va? Ma la smettiamo di prendere in giro le persone? La smettiamo Signora Quintavalle? Poi l'apoteosi: niente multe altrimenti ti picchiano ma, se trovato privo di biglietto, due opzioni: o invitato a scendere o vendita di biglietto a prezzo maggiorato ( dai 5 del privato, ora si passa ai 2 euro di ATAC). Altro passaggio interessante, in parte giustificato a buon diritto dalla carenza infrastrutturale ( preferenziali) che pregiudica la velocità commerciale dei mezzi, è il rifiuto categorico da parte del conducente di far accedere le persone solo da porta anteriore, verificarne il titolo di  viaggio e magari, come avviene nel resto del mondo, vendere i biglietti. Una cosa che non "se puede" fare! Se puede, se puede! Andale! Andale! Noi di RR rinnoviamo l'invito a firmare il referendum, promosso dai Radicali romani, per dire basta alla mentalità di persone come la Quintavalle. Il sito lo conoscete www.mobilitiamoroma.it: il cambiamento è possibile. Non fatevi infinocchiare anche stavolta. RR.

REFERENDUM ATAC: RR GUARDA ALLE IDEE E NON ALLE BANDIERINE. IL PUNTO DI VISTA DEL @PEDONEROMANO!

venerdì 14 luglio 2017

Noi tutti romani conosciamo molto bene la stazione Termini. Nella  Capitale, in attesa dell'apertura di San Giovanni Metro C,  qualunque sia la tua destinazione, devi passare da qui perché unico nodo di scambio degno di questo nome. Una sitazione che definire vergognosa è poco: altri modi di scambio (ferro/ferro - ferro/gomma)  esistono ma sono davvero esigui e poco funzionali e riguardano spesso l'utilizzo dei treni urbani, sistema di trasporto che, per segnaletica e carenza d'investimenti, non è riuscito mai ad entrare nella testa dei romani come opzione possibile per gli spostamenti cittadini. Ma teniamo il focus accesso sulla principale Stazione ferroviaria e metropolitana romana proprio per questa impostazione "terminicentrica", limitante per qualsiasi metropoli che si rispetti.  

Tra i molti che si trovano a Termini nelle ore di punta ( si fa il cambio di linea  dalla A alla B/B1 e viceversa), qual è la cosa che spicca più di tutte? Che la metro si svuota completamente per poi riempirsi. Una situazione figlia dell'impostazione ad X, immutata per anni, dell'underground capitolino.  Il trasporto metropolitano di Roma, ad oggi,  si basa ancora  su questo labile equilibrio: se, per assurdo, nessuno dovesse scendere alla fermata Termini si intaserebbe tutto il meccanismo che è retto da questi sottilissimi fili, mandando in tilt totalmente il trasporto sotterraneo romano.

Ma andiamo per gradi. Pochi giorni fa c'è stato un incidente che poteva costare la vita a una signora che si è affrettata a salire su di un convoglio in partenza, restando incastrata nella porta. Perchè così tanta fretta? Non poteva aspettare il treno successivo? Evidentemente non è così facile e questo l'utenza romana lo sa bene! Se perdi il treno,esempio la sera alle 20.30, puoi aspettare  dieci minuti e anche di più:  i minuti di ATAC sono reali come la linea D!

In questo articolo vedremo quali sono le criticità e i comportamenti degli utenti che secondo noi spiccano maggiormente nella stazione Termini:

Correre

La prima è che tutti corrono! Si, esatto.  Corrono perché cercano di raggiungere la banchina dell'altra linea prima degli altri, prima che si intasi di persone immobili sulle scale, che fa perdere minuti preziosissimi al raggiungimento della metro e se la perdi sei finito! Tra guasti e inconvenienti i tempi di attesa non sono affatto brevi: in una situazione come quella romana anche soli 5 minuti al prossimo treno nelle ore di punta si traducono in orrendi disagi che tutti cercano di evitare.

Ladri 

Termini è come una tavola piena di roba da mangiare per i ladruncoli che si aggirano per la stazione. Sono sempre loro;sempre impuniti, anche quando li prendono: tempo zero sono di nuovo in giro. Le famose mani legate dei vigilantes sono storie ormai sentite fino allo sfinimento: senza leggi adeguate non si va da nessuna parte. Resta al cittadino, abbandonato, prestare tanta attenzione e avvertite le potenziali vittime.

Uscite

Quelle della metro A sono presenti alle due estremità della banchina. Chi si trova nella zona centrale tende a uscire dalla parte dell'entrata causando solo confusione, capita di vedere talvolta dei vigilantes a presidio della zona di entrata ma quasi sempre l'entrata/uscita è un porto di mare pertanto, a quasi tutte le ore del giorno, la stazione è piena di gente che corre e va in tutte le direzioni. Parlare e dirlo è inutile, le risposte le sapete già....


Treni sporchi e vandalizzati

Come nella peggiore New York ante Giuliani, Roma è quella metropoli con la metro sudicia e sporca, imbrattata in ogni dove: l'interno dei depositi è il parco giochi dei vandali nostrani e non solo. La pulizia è sempre molto scarsa, salire su un treno in quelle condizioni è deprimente oltre che essere un orrendo smacco a chi a Roma utilizza il trasporto pubblico invece del mezzo privato. L'immagine è pessima e il messaggio  raccapricciante. E' su questi presupposti che si sviluppa quella mentalità malata, tutta romana, della passione per le automobili e della fuga dal TPL.

Frustrazione e inciviltà

Quanti litigi avete sentito a bordo dei convogli? Quante volte sulla banchina di Termini avete visto gente spintonarsi e affrettarsi ad entrare nel treno prima che tutti escano? Queste manifestazioni di inciviltà nascono dall'ansia di non riuscire a entrare, nella paura che non sia possibile aspettare il treno seguente: tutti comportamenti che devono far riflettere

Purtroppo le altre stazioni della metropolitana romana non sono messe meglio,spesso impresentabili, scale mobili ferme, monta scale e ascensori spesso fuori servizio, scritte vandaliche in ogni dove anche in stazioni di nuovissima apertura. La situazione degli autobus è ancora peggiore: durante questa estate si sprecano le corse saltate e l'evasione tariffaria è alle stelle. 

Allo stato attuale, senza adottare soluzioni definitive contro i portoghesi del biglietto come la sola salita dalla porta anteriore e relativa timbratura all'entrata, senza corsie preferenziali e senza allargare il più possibile il trasporto su ferro, Roma è destinata ad avere sempre di più un trasporto pubblico indecente.

Ad oggi abbiamo un'azienda in perdita che non sarà mai in grado di fornire un trasporto pubblico efficiente degno di una capitale europea. Ma una soluzione per provare a uscire da questa situazione c'è: è quella di firmare il referendum per la liberalizzazione del servizio di trasporto pubblico promosso dai Radicali romani. Davvero non volete nemmeno provare a cambiare le cose? Firmate su Eww.mobilitiamoroma.it ! Dai! 

La politica si appropria dei social. La fuffa è servita. Riflessioni del nostro Luca.

mercoledì 12 luglio 2017

Avete notato come sono bravi ora i nostri governanti ad usare i social con cui ci informano su cosa dicono e cosa fanno? Così Pinuccia Montanari ci informa che hanno presentato la videoguida in Campidoglio (5.000 copie, mica una...) che illustra come crescere un cane o le sue proposte sulla riqualificazione delle sponde del Tevere, il sindaco Virginia Raggi ci declama le sue ordinanze, peraltro già esistenti, per non parlare di Renzi e le sue epistole strappalacrime e di tanti altri che mettono online le proprie gesta, mostrando una solerzia, un proliferare di idee, un darsi da fare di cui probabilmente nessuno sarebbe a conoscenza. La cosa è davvero stupefacente e ancora più stupefacente è come questa sorta di autoesaltazione stia cambiando la percezione che noi abbiamo di chi sta al potere. Personalmente, la cosa mi da veramente fastidio.

 Perché raramente i proclami sono validi, trattandosi di discorsetti da quattro soldi che potremmo fare dal parrucchiere per gioco tra amici. Solo che loro sono pagati per questo, e li paghiamo noi. Non vi fa incazzare? Siamo costretti a subire questo bombardamento mediatico senza arte né parte senza poter fare nulla, senza poterci opporre. E Tizio ci dice che vede Caio, Ipsilon è onorato di ospitare Zeta con cui parla di temi sociali importantissimi, Alfa mangia con Omega, Beta si arrabbia e dice basta, Delta ha la ricetta per la soluzione di gravi problemi, ecc ecc. E poi? Poi la gente approva, disapprova, commenta, condivide, bestemmia, osanna e tutto finisce quando arriva un nuovo proclama. Ma la sostanza? Dov'è la sostanza? Dove il dunque, il quindi? Dove gli effetti delle conclusioni? Dove il CAMBIAMENTO? Io lo cerco, in questa giungla di farneticazione collettiva, ma non lo trovo. Anzi, trovo ben altro, che, riassumendo, si può chiamare NULLA. E allora mi incazzo. Ovvio. Perché si fanno riprendere su balconi con vista mozzafiato, capelli al vento, sguardo serio, rassicurante, voce ferma, decisa, di chi sa, sguardo intenso, penetrante per poi parlare del nulla.  Un po' come i personaggi dei romanzi di Wilbur Smith. Ma, ripeto, l'unica cosa che risalta, in questa farsa hollywoodiana é la loro pochezza. E noi? Noi siamo semplicemente presi per il culo. Quotidianamente. Li ascoltiamo, perché non possiamo fare diversamente, cerchiamo di tenere a bada gli istinti omicidi che ci assalgono, commentiamo illudendoci che poi leggano le nostre parole e ci riflettano su e fine della storia. Avanti un altro video. A noi il gioco fche ci rincoglionisce, a loro quello che giustifica il loro essere lì. Ma l'incazzatura, almeno, ce la potrebbero ripagare.... Luca per RR.

Il @pedoneromano in giro per la città. ieri in Via Magna Grecia: una strada, un orrore, una condanna per Roma!

lunedì 10 luglio 2017
Via Magna Grecia regno della " Mutanda"
Eccoci finalmente a raccontarvi un'altra passeggiata su un'altra strada commerciale e di collegamento dal centro, stiamo parlando di via Magna Grecia un'arteria di viabilità importantissima oltre che sede nei pressi di San Giovanni della prossima stazione della metro C e collegamento con la A. Abbiamo percorso la strada partendo da piazza Tuscolo fino alla metro San giovanni per tutta la sua lunghezza, l'esperienza è per stomaci forti.

 Si comincia all'altezza di Piazza Tuscolo subito con una bancarella grande come una casa che insiste sulla porzione di marciapiede leggermente più larga, inutile raccontarvi della qualità della merce che definire infimo è  un complimento. Non c'è bisogno di foto del momento, basta andare su street view dove con la funzione tempo è possibile ricostruire la cronistoria di questa bancarella (come altre del resto); dal lontano 2008  la strada è violentata da questa situazione. Ne alleghiamo alcune da esempio.

Andiamo avanti e subito dopo a fianco a un albergo (pieno di turisti tutto l'anno) c'è il cinema Paris ormai abbandonato e lasciato in malora dal 2003 e davanti un'altra fetente bancarella di stracci e mutande, la strettoia che si crea tra il cinema e la bancarella è inquietante e vergognosa, costringe a malapena il passaggio quando la strada si riempie di gente ed è un autentico pugno nello stomaco solo a buttarci un occhio da lontano

Anche se sembrerà incredibile via Magna Grecia più la si percorre verso la metro più diventa orrenda e vergognosa, poco più avanti infatti c'è un parcheggio abbandonato dal 2015 con sotto una squallida pompa di benzina chiusa (spazio ormai regalato alla sosta selvaggia).

Finora, ci siamo attenuti a raccontare cosa vediamo sul marciapiede ma non bisogna dimenticare mai la costante doppia fila e le strade piene di crateri su cui si continuano a fare solo interventi spot, anche qui sebbene la strada sia percorsa da cinque ( non una ma cinque) linee di autobus non c'è l'ombra di una preferenziale nè tantomeno di piste ciclabili (utopia)             
   

Percorrendo la strada più avanti inizia la sede del mercato, un centinaio di metri di fetori e degrado, sentori che ci portano a largo magnagrecia ingresso principale dell'area che sembra un suk di Mogadiscio, davanti al mercato pericolante e abbandonato c'è un'area parcheggio di automobili e nella parte centrale un'altra bancarella con merce di cattivo gusto per la casa. 

Gli orrori purtroppo non sono finiti perché più avanti, verso l'ingresso della metro ci aspetta la parte peggiore, dopo infatti un altro breve tratto pieno di rifiuti, rovistatori, accattoni, doppie file e cassonetti maleodoranti arriviamo alla fermata ATAC Magna Grecia (MA) una fermata costantemente piena di auto in sosta vietata con i cittadini e turisti che aspettano l'autobus dove capita, una situazione incredibile e grottesca in mezzo a una confusione da città da quinto mondo. L'umiliazione che viene riservata all'utenza atac purtroppo non è solo nelle attese  e negli autobus stracarichi ma anche da situazioni come questa per la quale si continua a fare troppo poco e non punire mai i responsabili di chi utilizza lo spazio riservato alle fermate come volgare parcheggio. 

Poco più avanti praticamente fino a dentro le scale della metro san giovanni , dove si conclude la nostra stomachevole passeggiata, parte un'altra orribile sfilza di bancarelle, non c'è spazio per camminare, in quel punto della strada c'è anche poca luce per via degli ombrelloni che sovrastano anche quel piccolo corridoio rimasto per i pedoni, una situazione incresciosa e incredibile che questa amministrazione poteva e doveva cambiare applicando la direttiva Bolkestein e che invece ha scelto di regalare la città per molti anni ancora a scenari come questi appena raccontati ancora per molto tempo, la situazione dei mercati non è differente, si punta al rilancio dei mercati rionali con appena 4 milioni stanziati a bilancio: secondo voi basteranno? Di seguito le foto dell'orrore:   
    
  
 
  

ROMA TERZO MONDO: LE CONDIZIONI, IMBARAZZANTI, DELLE PROPRIE AREE VERDI. UN INSULTO ALLA BUONA AMMINISTRAZIONE!

Tutte le aree verdi, i parchi e le ville storiche vertono in condizioni di totale abbandono. Sulla nostra pagina facebook stiamo spingendo molto con i paragoni con le altre Capitali, prediligendone, volutamente, due dell'Est: Sofia e Bucarest. Capitali di Paesi con un PIL molto inferiore a quello italiano e romano. Eppure, con 40 gradi, le aree verdi, alcune molto vaste, non presentano zone sbruciacchiate: i giardini sono rigogliosi, puliti, gradevoli. Non una panchina divelta! Da noi, zone come la Pineta di Castel Fusano, oltre ad accogliere un imbarazzante andirivieni di mercificazione sessuale, è una discarica di materiali edili e presenta erba incolta, oltre che sporcizia e indecoro. Situazione ottimale per lo scoppio d'incendi, dolosi e no. Approfittiamo delle foto di Enza per denunciare l'anomalia-Roma anche in questo settore: i suoi residenti, pur pagando tasse altissime, non hanno diritto a poter fruire di bei parchi, con panchine e aree attrezzate per lo sport all'aria aperta e per far giocare i più piccoli. Chi è "terzo mondo"? Cosa diavolo sta facendo l'Amministrazione Raggi per le Ville Storiche e per i parchi e aree verdi in generale? Li vuole affidare a privati? Ci sono bandi in previsione? No! Tutto è lasciato nel più totale degrado: l'importante, la priorità, è favorire i "mutandari"! Ci scrive Enza: " Oggi voglio mandarvi qualche foto scattata da me ieri nella Pimeta di Castel Fusano dove c'è stato l'incendio. Lì fuori al cancello c'è una discarica a cielo aperto di cose di ogni genere: divani, persiane, scarti di case ristrutturate...tutta opera di chi fa i lavori e poi abbandona tutto... je pijasse un colpo! Ma i vigili, i carabinieri ecc...dopo aver spento l'incendio perchè non hanno visto quello che ho visto io e non hanno chiamato l'AMA a pulire? Ora vedete dalle mie foto...comunque io sarei d'accordo alle telecamere perchè non è giusto che una pineta così bella venga abbandonata a sé stessa e tutti la usino come discarica! Ecco quanto da me scattato ...buona giornata."         
 
 
 
 
 

Lettera/denuncia - Foro Italico: le foto della vergogna!

giovedì 6 luglio 2017
Foro Italico: le foto della vergogna. 
Secondo voi è possibile che un'area di pregio e di valore anche storico, come quella intorno agli impianti sportivi e allo Stadio Olimpico, sia ridotta così? Io non so se il CONI abbia l'obbligo di intervenire sul rifacimento dei marciapiedi, anche per una questione di SICUREZZA, oltre che di decoro, o se gli interventi siano di competenza comunale e della Sovrintendenza, però è uno schifo. Per non parlare poi dei mosaici presenti all'interno dell'area di accesso allo stadio, completamente rovinati. Solo da noi un'incuria e uno schifo del genere. Denuncia di Milena.

ROMA: LA FOLLIA È SERVITA!

mercoledì 5 luglio 2017

Divagazioni. Oggi giornata per certi versi illuminante. Ci stiamo confrontando con sempre più persone alle quali cerchiamo di spiegare la situazione di Roma, l'universo, non sempre bello, dei Blog antidegrado o presunti tali, e la difficoltà concreta di far muovere le persone dalle loro scrivanie o poltrone.  Gente, ve lo garantiamo, animata dai più buoni propositi, alla quale però sfuggono parecchi elementi. Troppi! Lavoriamo ai fianchi, cercando d'instillare, impresa titanica, l'orgoglio romano e l'appartenenza a un luogo che sembra essere scomparso. Roma t'incattivisce. Un amico che abita a Flaminio e che ha proprio difficoltà a trovare parcheggio incorre in due ordini di situazioni. La prima, buffa, è che non ricorda mai dove ha messo la macchina: sono talmente tanti i giri che fa, tra Vignola, Reni, Flaminia, che il giorno dopo, preso da amnesia dovuta a stress, lo vedi girare per quelle vie, schiacciando in maniera ossessiva il telecomando della sua auto, nella speranza di intravedere un  doppio segnale luminoso. Ma si puó vivere così? La seconda è ancora più buffa e figlia della prima. Quando esce di casa, con le chiavi della sua automobile in mano, viene letteralmente aggredito da un'umanità varia che gli rivolge, speranzosa, sempre la solita domanda: "che fa, esce?". Lui mente: dice di essere appena arrivato. Il cervello va in Tilt: anche se deve scappare a lavoro, temporeggia. Non vuole cedere il posto che gli è costato 40 minuti di ricerca e 5 euro di benzina. Poi, quando non passa nessuno, fugge via! È vita questa? Roma ti cambia. Questa Roma ha cambiato tutti noi. Non sappiamo bene indicarvi un periodo d'inizio: ma i racconti dei nonni, cose normali oggi diventate utopia, stridono in maniera irriverente con il vissuto di oggi. Scene apocalittiche: in fila in tangenziale, un tizio su di una micra scassata cerca di superare un bus ATAC, incuneandosi nella piazzola d'emergenza: l'autista non lo vede e, continuando la marcia, gli chiude lo spiraglio di manovra, che poi, visto che si andava a passo d'uomo, voleva solo dire attestarsi davanti al bus e rimanere impilato tra le altre migliaia di lamiere. Gesto, quello dell'autista, recepito dal tizio come inaccettabile affronto! Lo vediamo, increduli, zompare dall'auto, sfilarsi la cinghia e colpire ripetutamente, tra bestemmie e urla, il giá precario torpedone. A Casal de Pazzi, giorni addietro, assistiamo ad una rissa per un parcheggio: un romano e un peruviano occhialuto, almeno lo è stato per que pochi secondi prima di prendere la prima sberla, si affrontavano in un combattimento da wrestler, con prese che avrebbero fatto impallidire il più lucido degli Antonio Inoki. Ma questa è vita? Dice: vivo a Roma perchè comunque a un teatro la sera ci vai... Ma quando? Come? Chi? Menti a te stesso sapendo di farlo! Conosciamo concittadini che, tra il lavoro e il tempo che ci impiegano per raggiungerlo e quello per tornare a casa, vivono la loro abitazione come se fosse un albergo. Si lavano i denti in ufficio e vanno di corpo in ufficio. L'ufficio diventa casa, la macchina diventa un'estensione del proprio corpo. Ma è vita questa? L'esaurimento è a mille e la qualità della vita è pessima. Lo è per le persone normali. Roma è una città museo che non è pensata per i Turisti e non è pensata per chi vi risiede. Potremmo farvi talmente tanti esempi da tenervi incollati alla lettura per tutto il periodo estivo. Ma abbiamo pietá di noi e di voi. Roma è caos. A Roma rischi di morire ogni giorno e se non ti seccano sul colpo, rischi di farlo in un'ambulanza imbottigliata nel traffico! Roma è paralisi: basta che due si tocchino, si fermino per redigere il CID e via a bloccare un intero quadrante. Roma è morta: lo è nella mente di chi ci vive che resta catatonica, paralizzata, inebetita davanti a tutto. L'anormalità è diventata prassi consolidata; l'abuso è la regola. Roma è forse l'unica città al mondo dove un pedone, attraversando sulle strisce, ringrazia: ma è un tuo diritto, svegliati! Roma è lobotomia: una città stanca, popolata da incivili ma anche di radical chic. Quelli che tacciano coloro che chiedono decoro, ordine e pulizia come fascisti! Questi, e non sono pochi, sono un tumore per questa città la cui unica via d'uscita è la TOLLERANZA ZERO. La situazione è talmente tanto compromessa che hai due strade: la prima è quella di sperare nelle nuove generazioni, ma visti gli exploit negativi delle nuove leve  ( i famosi bimbiminkia) meglio affidarsi alla seconda, più rapida e concreta: colpire tutti i furbetti, farlo nel nel portafogli.  Multe, sanzioni e pene accessorie esemplari. In America è meccanismo oliatissimo. Roma ha bisogno di una legislazione speciale, di una gestione commissariale, possibilmente tedesca, per almeno 10 anni! Non è una sparata la nostra ma è la soluzione più plausibile a un ventaglio politico formato da rappresentanti, anche nazionali, che sono il nulla mischiato col niente. Voi vedete qualcuno di così elevato spessore da poter risolvere, con queste regole del gioco, la situazione? Ce lo indicate? Dirvi che c'è sarebbe mentirvi e mentire a noi stessi. Come si chiude una divagazione? Alla fine, questo non è un vero articolo: sono ragionamenti scritti nero su bianco, condivisi con voi  nel tentativo difficile di trovare nostri simili; gente che la pensi come noi. Quel che è chiaro a tutti è che così non è più possibile andare avanti. Chi lo nega è complice. Prenderne coscienza sarebbe il primo, piccolo grande passo per il cambiamento. A voi. RR. 

Siamo le persone più fortunate del mondo, eppure non ce ne rendiamo conto. Basta rassegnazione. È ora di cambiare." Chiara

martedì 4 luglio 2017
Foto S.Cantucci
"Silenzio. È il silenzio quello che dovrebbe restare sulla bocca dei turisti che tornano a casa. Quel silenzio dovuto alla maestosa vista del Colosseo, o alla contemplazione quasi religiosa del Pantheon. Un silenzio di stupore, di meraviglia. Poi, a seguire, racconti di antiche imprese e di fantasticherie. Questo i turisti dovrebbero fare, una volta tornati dalla Città Eterna. 


Foto S.Cantucci

E invece chi leggerà non riuscirà a trattenere un sorriso ironico sul viso. Si, perché sappiamo tutti che queste sono solo illusioni. I turisti racconteranno un'altra favola, quella a cui assistiamo quotidianamente e alla quale siamo abituati. Racconteranno di come quella volta sulla metro due ragazzine li abbiano derubati. Di come abbiano passato un'intero pomeriggio dai carabinieri per denunciare il furto dei documenti. Racconteranno la lunghissima attesa, e l'inglese striminzito delle forze dell'ordine. Ma anche di come, imperterriti, non si siano dati per vinti. Roma è la città più bella del mondo, va vista nonostante tutto. E allora poi proseguiranno raccontando delle attese inumane per i mezzi pubblici e di come essi siano inadatti al trasporto di esseri umani. E ricorderanno la merce contraffatta, le bancarelle che ostruiscono la visuale, l'erba incolta del Gianicolo che nasconde uno dei panorami più suggestivi del mondo. Salirà nei loro ricordi la puzza dei rifiuti ammassati da giorni, lo sguardo di sfida di coloro i quali restano e resteranno per sempre impuniti, l'oscenità di alcune persone ubriache, drogate o semplicemente pazze. 
E quindi, a casa, avranno un ricordo della Città Eterna di questo tipo. Bella Roma, peccato per tutto il resto. 
E anche noi cittadini romani siamo stufi. Stufi di questa situazione al limite della follia e dell'anarchia più totale. Cambiamo le cose, iniziamo da NOI. Denunciamo, chiamiamo chi di competenza, informiamoci. Siamo le persone più fortunate del mondo, eppure non ce ne rendiamo conto. Basta rassegnazione. È ora di cambiare." Chiara.

Cinzia, abbandonata e presa in giro dalle Istituzioni. È ora di dire basta a questa vergogna! La lettera.

domenica 2 luglio 2017

ALBERO PARTE PRIMA, FOTO DEL 1 luglio 2017 - Questo è una parte di albero caduta a causa del forte vento ed è miracolosamente rimasto attaccato ad un ramo minore precariamente. Quattro giorni fa, in occasione dell evento, ho chiamato il numero unico di emergenza 112. Nessuna risposta. Ho pensato allora di chiamare lo 06 0606 ed inviare la segnalazione, difatti tramite loro sono stata collegata al gruppo dei vigili urbani di Ostia, dove,dopo essermi qualificata e identificata, ho segnalato l'accaduto. Mi è stato garantito un intervento di una pattuglia. Dopo tre giorni della pattuglia neanche l'ombra. Altra telefonata, altra garanzia .. ma nulla. Ho aggiunto anche che nelle adiacenze dell'albero c è la  casa dei miei genitori la cui recinzione ha un mese di vita, essendo stata divelta durante una notte, da un gruppo di ragazzotti non proprio sobri. Anche in quella occasione nessuno ha visto ed io non ho potuto denunciare. Ecco, scusate lo sfogo. A me non va giù il menefreghismo di chi dovrebbe garantire tranquillità almeno alle persone anziane che non sanno più difendersi. E grazie anche al numero unico di emergenza 112, per avermi lasciata mezz' ora in attesa... ho imparato perfettamente come si attende in 4 lingue, per fortuna non c'era nessuno da soccorrere. 

ALBERO PARTE DUE... Foto di oggi 2 luglio 2017 ore 10, 30 -Grazie vigili urbani di Ostia, complimentoni per essere stati solerti. Ma questa è l'Italia che va... ora la competenza sarebbe del servizio giardini. E chi ripaga il recinto ormai distrutto dalla negligenza? Cinzia.

Ancora lettere d'amore per Roma. Svegliarsi dal torpore!

Riceviamo e pubblichiamo! Lettera di Luca.

"Io non ce l'ho con la Raggi. È solo che ho raggiunto il mio limite e amo Roma. Normalmente, non ce l'ho con nessuno. Cerco di trovare il bello in ognuno di noi, perdono pur non essendo un buon cristiano, penso sempre che dietro ogni azione c'è un vissuto che l'ha determinata e al quale non ci si può sottrarre. Giustifico, ogni volta che posso, amo tutte le volte che mi è concesso farlo, sono un sognatore, un romantico, un illuso, direbbero in molti. Non sono un debole, detesto l'incoerenza e la malafede, sono un paladino dei più sfortunati senza essere San Francesco, l'aggettivo "impossibile" non mi scalfisce. Non sono un santo, non mi sento certo tale, ho i miei lati oscuri e ci convivo senza disperarmi. Sono biologo e scrivo libri. Sono un contrasto vivente e questo è indubbiamente un difetto, ma anche una ricchezza. Lavorando nel Policlinico Umberto I ho imparato che nessuno ti regala nulla, che i problemi te li devi risolvere tu, che l'unica cosa che conta è il paziente e che per quanto tu possa chiedere, non ti sarà dato nulla. Sei solo e i tuoi problemi non contano. L'importante è la risoluzione di quelli del paziente. Non importa come, quando e perché. Ti si chiede un goal. Il paziente è il tuo goal. Trova tu la soluzione. Ecco, a volte penso a Roma come a un paziente. Grave, gravissimo. E poi penso a chi la governa e l'ha governata in passato. Non è stata trattata come un paziente. Ma Roma lo è. È stata solo calpestata, neanche la decenza di un'eutanasia. È stata sfregiata, le è stato dato un calcio nella schiena mentre era moribonda e chiedeva aiuto. Non è ancora morta. Incredibile. Ogni suo centimetro quadrato grida un dolore che non si può non sentire. E allora mi verrebbe da mettere in moto quei meccanismi che applico ai pazienti che aspettano un trapianto e portarla verso il mio nuovo goal. La rinascita, la guarigione. Non è impossibile. È solo difficile, ma possibile. Basta volerlo. Roma non merita questo. Non merita chi dice "non ne sapevo nulla", chi non sa ascoltare. Curare è prendersi cura, dice il grande Prof. Mandelli. Dunque, se vogliamo curare questo paziente così speciale, così unico, dobbiamo prendercene cura. Un compito che deve essere un onore, non un patetico slogan. Un compito che non ammette i vari "non lo sapevo", "è tutta colpa di chi c'era prima", ecc. Perché se io dicessi così, nel mio ambito lavorativo, sarei stato già mandato a pulire le latrine. E ne avrei da dire e lamentarmi....Le cose, secondo me, stanno così: continuare a postare immagini e commenti del disastro-Roma è utile, ma fino a un certo punto. È sotto gli occhi di tutti, tutti ci conviviamo e tutti siamo indignati. Ma questo non cambierà il futuro e, sostanzialmente, chi dovrebbe dirigere la baracca se ne frega. Il problema é: come passare alla fase 2? Ovvero, come passare dal dire al fare? E qui si apre un mondo. Tutto sta ad azzeccare le mosse. Il problema, come sempre, in tutti i campi, è la gente. Scuoterla dal passivismo è un compito arduo. Gli italiani sono un popolo che urla ma che al di là di una colorata veemenza verbale non riescono ad andare. Sono pigri e hanno paura di modificare il proprio status quo. Sto bene, vivo una vita decente, mi tolgo qualche soddisfazione, dunque chi me lo fa fare....Non lo dico io, lo dice la storia, il nostro passato. Il vecchio "armiamoci e partite" è sempre dietro l'angolo, pronto a essere riesumato al minimo sentore di pericolo. Ma quale pericolo? Il pericolo, unico, che io vedo è quello di andare a picco con la nave e la cosa non mi garba affatto. Ma a pensarla così è lo scrivente e altri quattro gatti. La massa (attenzione, non è spregiativo) è un corpo che difficilmente si smembra. Ha una forza di coesione tra le singole parti formidabile. E la massa, nel nostro caso, è fatta da tutti coloro che oggi gridano e domani spariranno. Dunque, come fare? Continuare a urlare sperando che  
qualcosa  accada? Non la vedo bene. Le cose accadono perché qualcuno le fa accadere. Aspettare non apre orizzonti, li lascia così, lontani, irraggiungibili, un miraggio da sognare. E non è poi tanto male. Perché sognare è bello e soprattutto poco pericoloso. Sostanzialmente non altera alcun equilibrio e, per questo, è un buon compromesso. Una cosa del tipo "presa della bastiglia"? Mah....personalmente odio qualsiasi forma di violenza e questa non mi pare una  grande alzata d'ingegno. E allora? Esiste una soluzione? C'è la possibilità che Roma diventi un giorno una città degna di questo nome e i suoi abitanti cittadini non dico modello di virtù, ma almeno normali? Per come siamo messi oggi, dovrei dire di no. Il baratro nel quale siamo sembra essere senza fine. Ma questa risposta non mi piace, anche se avrebbe alcuni pregi indubbi: è semplice e non costa alcuna fatica. Basta continuare a fare ciò che facciamo, a dire ciò che diciamo a essere come siamo. Costo: zero. Arrendersi è lecito, quello che non è lecito è perdere la dignità. E noi la stiamo perdendo. Anche agli occhi del mondo che ci guarda e ci reputa buffoni. Buffoni perché abbiamo governanti che sono i primi a non rispettare le regole, i primi a essere un cattivo esempio da imitare, buffoni perché in fondo in fondo li seguiamo sapendo di sbagliare e, così facendo, non siamo tanto meglio di loro. Ma di questo si è ampiamente parlato. Ora è solo noia, ripetitività, ragionamenti che non portano a nulla. Ritorniamo, allora alla domanda precedente. Che fare? Escludiamo soluzioni negative e troviamone una positiva. Servono poche parole e molti fatti. Eliminiamo allora le parole e concentriamoci sui fatti. Cioè sul fatto. Perché alla fine l'unica cosa da fare è cercarci, conoscerci, unirci, formulare una diagnosi (già fatto), proporre la cura.  Dunque non è una, ma sono cinque cose.  Grande scoperta, molti direbbero con ironia. È quello che fanno tutti, vedi  il M5S. Dov'è la novità? Non c'è alcuna novità, infatti. La vita è fatta di tentativi, non di miracoli. Bisogna provare, con consapevolezza ed equilibrio, andare in una direzione con un unico obiettivo, pronti a trovare soluzioni diverse se necessarie. L'importante, ecco la novità, è essere sul campo, vivere la realtà, essere sempre parte di questa nostra città. Se ci pensate un attimo, i nostri governanti, una volta al potere, sembrano perdere il contatto con la realtà. Anzi, non è che sembrano, lo perdono davvero. D'un tratto è come se non abbiano mai vissuto qui, i problemi vengono distorti, le soluzioni proposte totalmente inadeguate, ridicole per lo più. Eppure sono, nella maggior parte dei casi, nati o almeno cresciuti qui. Salgono al Campidoglio ed è come se si imbarcassero su un'astronave dalla quale osservare la terra con un distacco che diventa naturale, per loro,  ma deleterio, per noi che rimaniamo quaggiù. Se devo veramente rimproverare una cosa a costoro che assurgono alle alte cariche è proprio la perdita del contatto con la realtà. Non so perché accada questo, sempre, ma so che accade e mi chiedo come sia possibile. A una domanda del genere non ho ancora trovato risposta e forse non la troverò mai. Pazienza​.  Comunque, senza proporre improbabili miracoli in altrettanto improbabili tempi, restando con i piedi per terra e avendo in mente il bene della nostra città, consapevoli che si tratta di un cammino faticoso, duro, ma anche una sfida esaltante, dobbiamo svegliarci, fermare la caduta. Lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figli, ma soprattutto a questo dono che si chiama Roma".


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