La legge c'è. Nello specifico è l'articolo 650 del codice penale. Il Corpo di Polizia Municipale per farla rispettare no. Dopo aver parlato dei parcheggiatori abusivi, oggi parliamo di un'altra odiosa forma di racket: quella dei "lavavetri" ai semafori. Persone, badate bene, non presenti lì per propria scelta, ma posizionate da un'organizzazione criminale che divide il territorio per zone di accattonaggio offrendo questo servizio fastidioso e pericoloso perché spesso d'ostacolo alla circolazione stradale. Ma tornando al 650 del codice penale, in teoria ma non in pratica, i Vigili Urbani potrebbero sequestrare l´attrezzatura (secchi, stracci e spazzoloni) ed elevare multe sino a 200 euro, o comunque sequestrare a vantaggio della collettività, quanto incassato dal lavavetri abusivo. In un paese civile il passo successivo sarebbe accompagnare i lavavetri in questura per l´identificazione: portare gli immigrati clandestini (la maggioranza) al Cie di Ponte Galeria e rimpatriarli.
Un'ordinanza dell'allora Sindaco Alemanno aveva aggiunto forme di tutela verso i minorenni, le donne e gli stranieri regolari che "qualora denunciassero gli aguzzini e si dichiarassero vittime del racket verrebbero aiutati dai servizi sociali del Comune". Dunque Alemanno dopo e Veltroni prima emanarono ordinanze contro i lavavetri senza alcun successo. Il motivo è facilmente intuibile: le lacune del Corpo di Polizia Municipale. Se solo si eseguisse l'azione di confisca in maniera sistematica e costante il fenomeno sparirebbe velocemente. Non c'è da avere la palla di cristallo. Manca anche qui la volontà e Roma e i romani vengono lasciati vivere in mezzo al degrado e ai racket che proliferano per le inefficienze di un corpo di Polizia Municipale che fa male il proprio mestiere. E' questo uno dei grandi temi della città: se il Corpo dei Vigili non gira a dovere la città resterà sempre nel vulnus dell'illegalità diffusa. E tutto questo, consentitecelo, non è davvero più tollerabile. RR.
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