Dedicato a Virginia Raggi
"Stiamo camminando, una manciata di metri ci separa dal bar dove pranzeremo. In quel piccolo tratto di strada c’è tutta Roma, il suo degrado, l’abbandono, la maleducazione dei suoi abitanti, l’incapacità dei suoi governanti, le sue ferite, le parole deliranti di chi si erge a suo salvatore e la umilia, ci umilia ogni giorno di più. Tento di impedire col mio corpo, girandole continuamente attorno e distraendola con parole che nascondono solo vergogna e disperazione, che l’ispettrice svizzera si soffermi con lo sguardo sull’odioso spettacolo che tutti i giorni, ovunque io vada, si svolge sotto i miei occhi, e, ora, anche sotto i suoi: immondizia, buche, pali divelti, scritte sui muri, marciapiedi rotti, ecc.. Lei si accorge del mio imbarazzo, io abbozzo parole di scusa, come se fosse colpa mia, quella stessa colpa che alle 7.30 di mattina mi ha fatto prendere una scopa in mano e pulire la strada dove si trova il Centro Trasfusionale prima che lei arrivasse, prima che dovesse farsi largo tra bottiglie, lattine, sacchetti, rifiuti di ogni genere prima di entrare nella struttura che avrebbe dovuto ispezionare. Perché di Roma non ricordasse solo questo… Ripensandoci, penso a quanto sono stato stupido, a quanto riso e scherno e anche qualche vaffa mi sono sottoposto, ma anche a quanta frustrazione, a quanto dolore ci siano dentro di me. Eppure, quando lei si è fermata un attimo e mi ha detto in francese “Paris est magnifique, mais Rome est Rome”, tutta la negatività è scomparsa istantaneamente per lasciare posto solo a un sentimento: l’orgoglio. Sì, sono orgoglioso di questa città nella quale sono nato e vivo, sono orgoglioso di ciò che sa trasmettere, nonostante tutto e tutti, sono orgoglioso della sua anima, delle emozioni che sa dare, dei suoi monumenti che sfidano il tempo, della sua infinita bellezza, impareggiabile, per sempre unica, di ogni sua pietra nella quale è iscritta una storia antichissima, della poesia che c’è in ogni suo angolo, in ogni fontana, in ogni vicolo, in ogni tramonto, in ogni suo stornello. Roma è Roma. Nessun governo scellerato e incapace potrà distruggerla, nessun nuovo barbaro potrà cancellare ciò che è e sarà sempre. Roma è Roma. Sylvie, bella donna dal sorriso di ghiaccio, fredda ispettrice ginevrina, di poche parole, finalmente sorride mentre pronuncia queste tre parole. Roma le ha strappato un sorriso, io, con la mia foga e la mia teatralità, non ci sono riuscito. Roma è anche questo. C’ho pensato tutta la notte. Non avevo sonno, nonostante la stanchezza. Ho pensato a chi si è dato sette e mezzo e non ha visto quel sorriso. Se lo avesse fatto, avrebbe fatto le valigie e sarebbe emigrato in fattoria all’interno della Nuova Zelanda. Ma prima avrei preteso le sue scuse. Perché l’incapacità si può perdonare, se riconosciuta. La presunzione no. Ora quel sorriso tornerà a Ginevra, a noi restano le ferite, ma anche una certezza: Roma è Roma. E nessun lattina, nessun muro scrostato, nessuna metropolitana incompiuta, nessuna funivia vaneggiata ci potrà mai togliere questo dono. Abbiamo solo un compito, tremendo e meraviglioso: amarla. E tu, Virginia, questo purtroppo non lo sai proprio fare." Luca Laurenti
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