La "Roma Insolita" e l'Obelisco con i geroglifici "sbagliati". Seguiteci...

venerdì 25 agosto 2017

L'OBELISCO CON I GEROGLIFICI "SBAGLIATI"





Roma è veramente la sintesi dell’intero mondo antico. 
Anche visivamente ne reca le impronte, esaltate al massimo livello dell’arte e della tecnica: gli archi e le cupole derivati dagli etruschi, le colonne greche, gli obelischi egiziani. 
Quale sia la funzione dell’obelisco e della colonna monumentale nell'urbanistica romana dopo che papa Sisto ebbe intrapreso la gigantesca opera di rialzare o di spostare gli antichi colossi, è ben impresso nella memoria visiva di chiunque abbia visitato Roma. 
Proprio per l’intuizione di quel pontefice-urbanista, l’obelisco rappresenta  il perno di innestodel principale sistema stradale della vecchia città e il segnale che fra loro si rinviano i maggiori centri della vita cittadina: prima di tutto tre delle maggiori Basiliche, poi le piazze del Popolo, Colonna, Montecitorio, Pantheon, Navona, di Spagna, i colli Pinciano, Quirinale, Celio.
Agli obelischi dell’epoca classica (in totale 13), si sono aggiunti in età recente, altre forme consimili, suggerite dalla retorica o, magari, come nel caso dei porta-lanterne di via della Conciliazione, da un intento scenografico. 
Comunque, antichi o contemporanei, superbi o goffi, di granito, di marmo o di travertino, queste forme esprimono Roma e le danno un inconfondibile carattere.
Uno di questi, si erge maestoso sulla sommità della scalinata della Trinità dei Monti dominando, con la sua mole una delle più belle piazze di Roma e, forse, del mondo intero: piazza di Spagna.
Piazza di Spagna è forse la piazza più famosa di Roma.
Il suo momento magico fu l’ottocento, allorchè l’Europa romantica la elesse a suo salotto, i resoconti di viaggio ne consacravano la fama ed i pittori venivano a cercare sulla scalinata  modelle e modelli nei coloriti costumi dei Castelli o della Ciociaria che proprio qui avevano il loro punto di raduno.
Oggi le cose sono cambiate, ma il suo fascino è e rimarrà sempre incontrastato, tanto da costituire un "must" per chi programma una visita anche breve nella città eterna.
Migliaia di turisti, ogni giorno, visitano e fotografano ogni angolo di questo magnifico angolo di Roma, ma sanno davvero ogni suo segreto? Ad esempio, conoscono la storia dell’obelisco che inevitabilmente immortalano puntando l’obiettivo sulla scalinata di travertino realizzata negli anni 1723-26 da Francesco de Sanctis?

Non ne siamo proprio sicuri, pertanto abbiamo deciso di inserire l’obelisco “Sallustiano” nel novero dei tesori “sconosciuti” della nostra rubrica Roma insolita.

L’obelisco Sallustiano è un’imitazione romana, di epoca imperiale, degli obelischi egizi. 
Proviene dagli Orti sallustiani presso via Salaria (giardini fatti edificare nel 40 a.C. dal celebre storico Caio Crispo Sallustio) e deve il suo nome proprio al luogo dove fu ritrovato. 
Venne collocato in cima alla scalinata di Trinità dei Monti dall’architetto Antinori per volontà di Pio VI (1789) come elemento di raccordo tra la scalinata e la Chiesa della Trinità, caratterizzata dalle linee ascendenti dei suoi campaniletti.

L'obelisco Sallustiano svetta tra i due campanili della chiesa della Trinità dei Monti



L’obelisco venne collocato in epoca imprecisata (si suppone tra il governo di Commodo e quello di Gallieno e quindi tra il 180 e il 268 d.C.) in una posizione elevata dei giardini di Sallustio, precisamente nei pressi dell’attuale Chiesa evangelica luterana di via Sicilia.
In granito rosso, alto 13,91 metri (con la base 15,21 m), recava le iscrizioni di Seti I e Ramses II letteralmente ricopiate dall’obelisco di Augusto in Piazza del Popolo e, in qualche caso addirittura errate (alcuni segni erano perfino capovolti).
Nella sua sede originaria, esso rimase in piedi a lungo, almeno fino all’ottavo secolo; quindi giacque per secoli a terra, con la punta spezzata. 
Nel Medioevo, probabilmente, il monolito non era stato ancora completamente seppellito dai detriti. 
Quando si pensò ad una sua collocazione, Sisto V decise di erigerlo davanti alla Chiesa di S. Maria degli Angeli, ma il progetto non ebbe seguito. 
Nel 1734, Clemente XII  lo ottenne dai Ludovisi, proprietari del luogo in cui giaceva e lo portò in Laterano con l’intenzione di erigerlo davanti alla facciata di San Giovanni da lui stesso realizzata.  
L’evidente sproporzione tra le dimensioni dell’obelisco e la monumentalità delle Basilica indusse ad un ripensamento, sicché esso non venne posto in opera e giacque per alcuni decenni abbandonato presso la Scala Santa. 
Durante questo periodo,  vennero avviate delle trattative per farlo trasferire a Parigi, perché i francesi volevano  erigerlo davanti alla cattedrale di Notre Dame.  
Solo con Pio VI si trovò la collocazione definitiva che fu trasferito a Trinità dei Monti. 
Nel 1789 il monolito fu innalzato e da quella data si erge in tutta la sua maestosità tra la chiesa e la scalinata.

I geroglifici ricopiati dall'obelisco di Seti I e Ramses II in di Piazza del Popolo. In cima, il giglio di Francia e la croce



L'obelisco "Flaminio" di piazza del Popolo, originale egizio


Da segnalare che questo obelisco è l’unico ad affiancare alla croce un simbolo diverso da quello pontificio: infatti vi si può osservare il giglio di Francia. 
La sommità fu ornata con simboli araldici del Papa e della croce che serviva da reliquiario per contenere un frammento della Croce Santa e le reliquie di San Giuseppe, San Francesco di Paola, Pio V e degli apostoli Pietro e Paolo. 
Su un lato della base fu incisa un epigrafe nella quale è riassunta la storia dell'obelisco stesso: Pius VI Pont Max obeliscum sallustianum quem prolapsione diffractum  superior aetas iacentem reliquerat colli hortulorum in subsidentium  viarum prospectu impositum  tropaeo crucis praefixo  trinitati augustae dedicavit.

Il basamento dell'obelisco con la dedica alla Trinità dei Monti








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