L'OBELISCO CON I GEROGLIFICI "SBAGLIATI"
Roma è veramente la sintesi dell’intero mondo antico.
Anche
visivamente ne reca le impronte, esaltate al massimo livello dell’arte e della
tecnica: gli archi e le cupole derivati dagli etruschi, le colonne greche, gli
obelischi egiziani.
Quale sia la funzione dell’obelisco e della colonna
monumentale nell'urbanistica romana dopo che papa Sisto ebbe intrapreso la
gigantesca opera di rialzare o di spostare gli antichi colossi, è ben impresso
nella memoria visiva di chiunque abbia visitato Roma.
Proprio per l’intuizione
di quel pontefice-urbanista, l’obelisco rappresenta il perno di innestodel principale sistema stradale della vecchia
città e il segnale che fra loro si rinviano i maggiori centri della vita
cittadina: prima di tutto tre delle maggiori Basiliche, poi le piazze del
Popolo, Colonna, Montecitorio, Pantheon, Navona, di Spagna, i colli Pinciano,
Quirinale, Celio.
Agli obelischi dell’epoca classica (in totale 13), si sono
aggiunti in età recente, altre forme consimili, suggerite dalla retorica o,
magari, come nel caso dei porta-lanterne di via della Conciliazione, da un
intento scenografico.
Comunque, antichi o contemporanei, superbi o goffi, di
granito, di marmo o di travertino, queste forme esprimono Roma e le danno un
inconfondibile carattere.
Uno di questi, si erge maestoso sulla sommità della
scalinata della Trinità dei Monti dominando, con la sua mole una delle più
belle piazze di Roma e, forse, del mondo intero: piazza di Spagna.
Piazza di Spagna è forse la piazza più famosa di Roma.
Il suo momento magico fu l’ottocento, allorchè
l’Europa romantica la elesse a suo salotto, i resoconti di viaggio ne
consacravano la fama ed i pittori venivano a cercare sulla scalinata modelle e modelli nei coloriti costumi dei Castelli o della Ciociaria che proprio qui avevano il loro punto di raduno.
Oggi le cose sono cambiate, ma il suo fascino è e rimarrà sempre incontrastato, tanto da costituire un "must" per chi programma una visita anche breve nella città eterna.
Migliaia di turisti, ogni giorno, visitano e fotografano ogni
angolo di questo magnifico angolo di Roma, ma sanno davvero ogni suo segreto? Ad
esempio, conoscono la storia dell’obelisco che inevitabilmente immortalano
puntando l’obiettivo sulla scalinata di travertino realizzata negli anni
1723-26 da Francesco de Sanctis?
Non ne siamo proprio sicuri, pertanto abbiamo deciso di inserire
l’obelisco “Sallustiano” nel novero dei tesori “sconosciuti” della nostra
rubrica Roma insolita.
L’obelisco Sallustiano è un’imitazione romana, di epoca
imperiale, degli obelischi egizi.
Proviene dagli Orti sallustiani presso via
Salaria (giardini fatti edificare nel 40 a.C. dal celebre storico Caio Crispo
Sallustio) e deve il suo nome proprio al luogo dove fu ritrovato.
Venne collocato in cima alla scalinata di Trinità dei Monti dall’architetto Antinori per volontà di Pio VI (1789) come elemento
di raccordo tra la scalinata e la Chiesa della Trinità, caratterizzata dalle
linee ascendenti dei suoi campaniletti.
L'obelisco Sallustiano svetta tra i due campanili della chiesa della Trinità dei Monti |
L’obelisco venne collocato in epoca imprecisata (si suppone
tra il governo di Commodo e quello di Gallieno e quindi tra il 180 e il 268
d.C.) in una posizione elevata dei giardini di Sallustio, precisamente nei
pressi dell’attuale Chiesa evangelica luterana di via Sicilia.
In granito rosso, alto 13,91 metri (con la base 15,21 m),
recava le iscrizioni di Seti I e Ramses II letteralmente ricopiate
dall’obelisco di Augusto in Piazza del Popolo e, in qualche caso addirittura
errate (alcuni segni erano perfino capovolti).
Nella sua sede originaria, esso rimase in piedi
a lungo, almeno fino all’ottavo secolo; quindi giacque per secoli a terra, con
la punta spezzata.
Nel Medioevo, probabilmente, il monolito non era stato
ancora completamente seppellito dai detriti.
Quando si pensò ad una sua
collocazione, Sisto V decise di erigerlo davanti alla Chiesa di S. Maria degli
Angeli, ma il progetto non ebbe seguito.
Nel 1734, Clemente XII lo ottenne dai Ludovisi, proprietari del luogo in cui giaceva e lo portò in Laterano con l’intenzione di erigerlo davanti alla facciata di
San Giovanni da lui stesso realizzata.
L’evidente sproporzione tra le dimensioni
dell’obelisco e la monumentalità delle Basilica indusse ad un ripensamento,
sicché esso non venne posto in opera e giacque per alcuni decenni abbandonato
presso la Scala Santa.
Durante questo periodo,
vennero avviate delle trattative per farlo trasferire a Parigi, perché i
francesi volevano erigerlo davanti alla
cattedrale di Notre Dame.
Solo con Pio
VI si trovò la collocazione definitiva che fu trasferito a Trinità dei Monti.
Nel 1789 il monolito fu innalzato e da quella data si erge in tutta la sua maestosità tra la chiesa e la scalinata.
I geroglifici ricopiati dall'obelisco di Seti I e Ramses II in di Piazza del Popolo. In cima, il giglio di Francia e la croce |
L'obelisco "Flaminio" di piazza del Popolo, originale egizio |
Da segnalare che questo obelisco è l’unico
ad affiancare alla croce un simbolo diverso da quello pontificio: infatti vi si
può osservare il giglio di Francia.
La sommità fu ornata con simboli araldici
del Papa e della croce che serviva da reliquiario per contenere un frammento
della Croce Santa e le reliquie di San Giuseppe, San Francesco di Paola, Pio V
e degli apostoli Pietro e Paolo.
Su un lato della base fu incisa un epigrafe nella quale è riassunta la storia dell'obelisco stesso: Pius VI Pont Max obeliscum sallustianum quem prolapsione diffractum superior aetas iacentem reliquerat colli hortulorum in subsidentium viarum prospectu impositum tropaeo crucis praefixo trinitati augustae dedicavit.
Il basamento dell'obelisco con la dedica alla Trinità dei Monti |
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