QUANDO I PROGRAMMI COZZANO CON LA REALTA', ED A PRENDERLA IN QUEL POSTO SONO SEMPRE I CITTADINI! CONSIDERAZIONI SULLA MOBILITA' NELL'ERA MARINO...
"Roma è ferita, ha bisogno di cure. In questi cinque anni di governo Alemanno, la città più bella del mondo è stata costretta a pagare un prezzo molto alto, in un contesto di difficoltà economica e sociale, prima ancora che politica..." con queste parole, iniziava il programma dell'allora candidato a Sindaco Ignazio Marino. Una diagnosi dello stato di salute di Roma forse anche troppo leggera rispetto alle reali condizioni in cui versa ancora oggi la nostra città.
Il ragionamento che oggi vi proponiamo, parte proprio prendendo spunto dal programma, dalla "VISIONE", che Marino ha proposto alla città e con la quale ha chiesto fiducia ai romani e alle romane, con l'unico scopo di fare il punto della situazione e qualche proposta. Se è vero che "una città che funziona è un diritto dei cittadini ed è una risorsa per le imprese, che possono crescere e fare investimenti, e per il territorio che può conquistare quote di turismo, attirare risorse, sia umane che finanziarie", Marino proponeva, com'è normale che sia in ogni programma che si rispetti, una sua ricetta per risolvere i più annosi problemi della città inserendo al punto uno, e non a caso, il più grande problema di Roma: la sua immobilità!
"La prima qualità che si misura in una grande metropoli - diceva Marino - riguarda l'efficienza ed efficacia del sistema di trasporto pubblico. I romani conoscono benissimo le tante, troppe inefficienze del sistema della mobilità di Roma: una pianificazione non coordinata tra i diversi ambiti della mobilità (metropolitana, bus, tram, trasporto regionale ferroviario), una scarsa cura manutentiva dei mezzi, una carente pianificazione delle risorse per l'ammodernamento del materiale rotabile e del parco mezzi, una scarsa propensione all'introduzione di nuove tecnologie nella gestione del sistema integrato del trasporto pubblico e privato, con un grave danno per la città in termini di inquinamento ambientale".
Armonia per i nostri occhi e melodia per le nostre orecchie. Da qui la domanda: bene, da quando Marino è Sindaco cosa è cambiato? Le grandi direttrici radiali urbane, il lungotevere e il centro storico dovevano essere destinate, a detta dell'attuale Sindaco, ad ospitare nuovi tram. Dovevano. Perché oggi, di concreto, si parla di un tram, il numero 1, che, su binari esistenti, da piazza dei Cinquecento, a Termini, dovrebbe spingersi fino alla stazione di Trastevere; di un altro Tram, il 3, che dal suo capolinea attuale ad Ostiense, dovrebbe spingersi anch'esso a Trastevere, e di una terza tratta, ipotetica in quanto non sono ancora neanche state teorizzate le fermate, che dovrebbe collegare Prati al Flaminio. Poco, pochissimo: praticamente nulla se si considerano le premesse di cui sopra. Per onore di cronaca, ma stiamo ancora alle chiacchiere, è tornato di moda proprio in questi giorni, il Tram sulla Togliatti, di cui i romani sentono parlare, purtroppo per loro, da tempo immemore. Si farà mai?
Quanto alla questione delle ferrovie urbane che, se funzionassero veramente risolverebbero un bel po' di problemi, il Sindaco puntava a migliorare il servizio offerto dalle FL gestite da Trenitalia, spingendosi ad un paragone forse troppo azzardato, ovvero il modello della RER parigina: ferrovie funzionali, praticamente metro di superficie in una città, la Capitale francese, che può appoggiarsi (beati loro) su di una poderosissima rete di trasporto pubblico sotterraneo e che sta ulteriormente investendo sul ferro con il futuristico progetto Grand Paris.
E le linee Roma-Lido e Roma-Nord? Dal "trasformarle in vere metropolitane in termini di affidabilità del servizio, ammodernamento delle stazioni e frequenza delle corse" si è passati ad un più misero "un treno ogni 12 minuti nel 2014 per la Lido" (che però nel frattempo ha visto partire i lavori della stazione Acilia Sud) ed il nulla assoluto per la Roma- Nord che si contende da sempre, con la tratta che va per il mare, il primato di ferrovia più sfigata di tutti i tempi. Della Roma-Giardinetti, un unicum nel panorama dei trasporti romani per le sue caratteristiche, nessuna indicazione su una sua possibile trasformazione in moderna linea tranviaria con relativo miglioramento urbanistico della via Casilina, da sempre sventrata da un orribile guardrail. Delle ferrovie concesse, c'è da aggiungere, si doveva partire subito con il trasferimento della proprietà dalla Regione al Comune di Roma, provvedimento essenziale per far partire tutto l'iter per una loro trasformazione in metropolitane, integrandole nella rete attuale della città. Passaggio di proprietà che ci aspettavamo, per come era stato dichiarato anche da Zingaretti, con maggiore celerità e del quale non abbiamo, ad oggi, notizia alcuna.
Nel programma del Sindaco figurava ovviamente (e come poteva mancare?) anche l'ormai mitologica chiusura dell'anello ferroviario, un'opera praticamente già pronta (mancano pochi chilometri di binari ed un ponte) che potrebbe consentire di creare rapidamente la prima infrastruttura di trasporto di superficie su ferro anulare della capitale, consentendo trasferimenti tra zone semiperiferiche senza intasare il centro, intersecando però le metro esistenti e quelle in progetto. E proprio su queste ultime che vogliamo soffermarci.
Se la A e la B non godono certo di ottima salute: con treni sudici e graffitati, con stazioni sudicie e che si allagano, non controllate, dove tutti entrano gratis e dove è attivissima la comunità rom dedita alla questua ed al borseggio, di nuovo ferro metropolitano, in era mariniana, è sicuro che non se ne vedrà ombra.
Ad onor del vero, nel programma del Sindaco, non figurava la linea D e non si è mai parlato dei prolungamenti delle linee esistenti che però continuano a campeggiare in bella mostra sul sito internet di RomaMetropolitane. L'unico obiettivo di Marino, dichiarato, era di portare la C a Venezia e su questo punto, pur assistendo ad una serie di scenette degne di una soap-opera sud-americana, l'obiettivo è stato centrato.
Dispiace però per il prolungamento della B fino a Torraccia-Casal Monastero che, in un paese afflitto dalle lentezze burocratiche, aveva visto terminare il suo lunghissimo iter, arrivando finalmente all'appalto. Nostra speranza è che ci si attivi in senso positivo per evitare che il Comune, già a rischio default, sborsi un risarcimento plurimilionario a causa del ricorso per la mancata realizzazione dell'opera da parte delle ditte aggiudicatrici.
Questo nostro ragionamento, ovviamente, non può prescindere dal riferire quanto accaduto in questi soffertissimi mesi di perenne rodaggio della Giunta mariniana. Il rischio crack del comune di Roma. La soffertissima approvazione del bilancio. Il problema spazzatura. Lo scandalo Atac, l'ennesimo, sulla clonazione dei biglietti che, invece di accellerare i buoni propositi sulla spoliticizzazione dell'Azienda del TPL romano presente nel programma del Sindaco, è riuscita a partorire la sola nomina del "meneghino" Broggi, personaggio sconosciuto ai romani, non avendone ancora percepito, nella sostanza, nessun effetto positivo dal suo insediamento a via Prenestina. Per il resto quasi tutto il Management, quello che ha portato ATAC alla rovina, si trova ancora al suo posto!
Poi il disastro. L'apocalisse. Una normale pioggia invernale a mandare in tilt una città che non programma da anni, che non provvede alla normale manutenzione ma si affida, specchio del paese, alla perenne emergenza. Nonostante questo delirio alimentato anche dall'inesperienza di molti componenti la Giunta, Improta, Assessore alla mobilità, ha partorito il nuovo Piano Traffico Urbano della città di Roma. Un piano, a nostro parere, molto deludente che si può sintetizzare in due punti: aumento del 40% delle corsie preferenziali in aggiunta a quelle presenti e asservimento semaforico a vantaggio dei bus e dei tram, con l'obiettivo di aumentare la velocità commerciale, normalità altrove da decenni.
Tenendo conto che le preferenziali, ad oggi, ammontano a 100 km (e non sono nemmeno reali, perchè alcune, messe in conteggio, non sono in realtà più attive da tempo) il poderoso piano migliorativo del traffico di una città con 3 milioni di abitanti ed una estensione comunale vastissima, dovrebbe basarsi su soli 40 km di preferenziali in più. E questo dovrebbe rendere più appetibile, secondo le intenzioni della Giunta, il mezzo pubblico a quello privato? Quanto alle ciclabili ed al bikesharing poco o nulla: forse si farà la ciclabile sulla Nomentana ed il bikesharing verrà riattivato con sole 1000 biciclette. Per un Sindaco ciclista si può parlare di una Caporetto!?
Alla luce di quanto scritto è obbligatorio cercare di arrivare a delle conclusioni che non possono non prescindere da giudizi negativi su quanto partorito dalla Giunta Marino in ambito di mobilità e trasporti fino ad oggi. Un problema, come detto all'inizio, da cui si dipanano altri ennemila problemi della città, dagli incidenti stradali (Roma ne detiene il primato in Europa), allo smog (altro primato), ad una bassissima qualità della vita dei cittadini residenti, al poco appeal che Roma esercita ormai sulle aziende Italiane e straniere a causa della sua condizione patologica di paralisi. Un basso fascino che si traduce e si è tradotto con la fuga di molte multinazionali dalla Capitale Italiana a vantaggio di città estere meno caotiche, più organizzate e decisamente più dinamiche.
Una situazione che, nonostante la presenza di un patrimonio storico-artistico di inestimabile valore e senza paragoni nel mondo, si riflette in negativo anche nel settore turistico, essendo la nostra città superata anche da Berlino, sia per numero di turisti che per media di permanenza degli stessi, i quali si fermano nella città eterna il minimo indispensabile, giusto il tempo per guardare le principali attrazioni turistiche.
Che fare allora? Viste le premesse ed il preciso momento storico economico in cui stiamo vivendo, non potendo puntare alla realizzazione delle metro in progetto, che per noi rappresentano il minimo sindacale per Roma, consigliamo a Marino quantomeno di recuperare l'esistente: metro B; Lido; Nord; Roma-Giardinetti; FL ed anello ferroviario. Di lavorare su un paio di tram "reali", dando priorità a quello sulla Togliatti e magari realizzando la famosa TVA (Termini-Vaticano-Aurelio). Di portare a termine il prolungamento della B a Torraccia-CasalMonastero per evitare i ricorsi di cui sopra e strutturare un corposo bikesharing ed una serio piano di piste ciclabili, alcune davvero realizzabili a costo zero, al fine di favorire gli spostamenti di quartiere e quelli tra quartieri limitrofi.
Lo stesso Sindaco dovrebbe però programmare, proponendo una sua idea, magari condivisa da tutte le forze politiche, di mobilità futura nella città di Roma. Questo, a nostro parere, è un passaggio fondamentale per un semplice motivo: se non si programma oggi, non si realizza domani.
Qualora non ci si muovesse in questa direzione, Roma, come con il predecessore Alemanno, avrà perso altri cinque preziosissimi anni, che si andranno ad aggiungere all'abisso che ormai la separa dalle altre capitali europee. Sarà ancora una città paralizzata, smoggosa, dove sarà necessario obbligare i cittadini a lasciare l'auto attraverso i blocchi e le targhe alterne e dove non si potrà mai vedere il TPL come una vera e credibile alternativa. Una città con un trasporto pubblico ancora sbilanciato sulla gomma e non sul ferro. Una città forse peggiore (e davvero ci vuole negligenza assoluta) di come l'aveva lasciata Alemanno.
Riprendiamoci Roma - P.M.
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