LA "ROMA INSOLITA" E L'ARTE CHE SFUGGE AI PIÙ!

martedì 8 agosto 2017

Forse non tutti sanno che una caratteristica riconosciuta di Roma sono sempre state le edicole sacre, per la massima parte dedicate al culto della Vergine e perciò dette anche “Madonnelle”. Il loro numero, la loro varietà e la ricchezza decorativa hanno in molte occasioni colpito i viaggiatori che spesso ne hanno tramandato la memoria. Se Nel 1853 ne erano state inventariate 1543, oggi ne rimangono poche centinaia (si dice 540), ma costituiscono una nota saliente del centro storico di Roma. Anche se in uso fin dal Medioevo e dal Rinascimento in molte città, esse conobbero la loro massima diffusione a Roma, in relazione alla particolare intensità della venerazione mariana della sua popolazione e finirono per costituire un elemento saliente del costume. Per esempio, l’uso di tenervi acese delle lampade devozionali ne fece a lungo la base dell’illuminazione notturna di strade e vicoli, così come l’abitudine di adattarvi sotto degli altarini, adorni di candele e fiori, portò alla consuetudine di celebrare all’aperto novene e feste con o senza pifferai ciociari e abruzzesi.


Le “madonnelle” possono essere considerate dei compendi di arte applicata a livello popolare, cui danno mano i diversi artigianati dai marmorari ai ferraioli, dagli stuccatori ai doratori, dai pittori agli scultori. Negli ultimi decenni, dopo la consacrazione della città alla Madonna del Divino Amore, fatta da Pio XII nei giorni della liberazione di Roma (giugno 1944), si sono diffuse delle immagini in mosaico riproducenti quella effige. La prima di esse, fatta oggetto di speciale devozione, si trova in una cappelletta sul muro del Castro Pretorio.


La "Madonnella" di Castro Pretorio

La più antica immagine che si conservi è quella detta “di Ponte” in via dei Coronari del 1523, anche se il numero maggiore è costituito da quelle dell’epoca barocca e dell’ottocento.
L'immagine doveva essere già nota nella seconda metà del '400, ma nel 1523, Alberto Serra di Monferrato, protonotaro apostolico (cioè uno dei sette primi notari che formano un collegio e hanno l'incarico di registrare tutti gli atti emanati dalla Curia) dal 1519 al 1527 e proprietario della casa su cui era posta la prima immagine della Madonna, incaricò l'architetto Antonio da Sangallo il Giovane (vero nome Antonio di Bartolomeo Cordini, Firenze 1484 - Terni 1546) di rifare il tabernacolo. Quest'ultimo chiese poi a Perin del Vaga, allievo di Raffaello, di eseguire nel tabernacolo qualche onorata pittura. Di quest'opera parla il Vasari che, a riguardo delle biografie del Sangallo e di Perin del Vaga, scrive testualmente: ....Et egli (Perin del Vaga), messovi mano, vi fece dentro Cristo quando incorona la Nostra Donna e nel campo fece uno splendore con un coro di Serafini et Angeli che hanno certi panni sottili, che spargono fiori et altri putti  molto belli e varii,  e così nelle due facce del tabernacolo fece nell'una San Sebastiano e nell'altra Santo Antonio, opera certo ben fatta  e simile alle altre sue che sempre furono vaghe e graziose. 
I resti della pittura di Perin del Vaga , rappresentante l'incoronazione della Vergine, un tempo completamente spariti, sono riapparsi dopo un recente restauro effettuato a cura dei proprietari dello stabile nel 2009. 
Una grossa lanterna scende sopra il vano centrale protetto da cristallo, dove Perin del Vaga dipinse "L’Incoronazione della Vergine", a memoria di quella primitiva.


L'edicola del Sangallo con "l?Immagine di Ponte"


L'affresco di Perin del Vaga protetto dal vetro su cui si riflettono i palazzi di fronte

Una curiosità: ai numeri 156-7 di via dei Coronari, si trova la notissima casa di Fiammetta Michaelis, la celebre cortigiana preferita di Cesare Borgia. Si tratta di un tipico esempio di casa di inizio '400 con elementi medioevali. Costruita in laterizio, aveva un portico a due fornici, tre finestre senza mensole, una centrale con davanzale ornato, un loggiato con pilastri all'ultimo piano, ma fu completamente alterata in epoche passate, tanto che oggi si vedono solo quattro finestre e il loggiato è scomparso.


La casa di Fiammetta Michaelis



Oggi i turisti percorrono in lungo e largo via dei Coronari ammirando le botteghe degli antiquari, ma pochi si fermano davanti all'Immagine da Ponte dipinta da un allievo del grande Raffaello e incastonata in un tabernacolo progettato e costruito da un grande architetto del '500 come il Sangallo (suo è il progetto di Palazzo Farnese a Roma, così come sua è la supervisione del progetto per San Pietro del 1511, come collaboratore del Bramante) e davvero in pochi alzano lo sguardo per ammirare ciò che resta (comunque non poco) di un tipico palazzo del '400. 

Ma lo scopo di questa rubrica su "Roma insolita" è proprio questo: guidare il nostro sguardo e il nostro interesse laddove si nascondono opere, luoghi che ci sfuggirebbero pur meritando un attimo di attenzione.

Perchè Roma è fatta anche di attimi, oltre che di eternità: non dimentichiamolo mai.


Villa Aldobrandini: restaurata ad Aprile 2016 dalla Giunta Marino è ripiombata nel degrado. Incredibile spreco di danaro pubblico. Vergogna.

domenica 6 agosto 2017


"Carissimi,
vi invio (in due fasi) una mini dossier sulla situazione desolante di Villa Aldobrandini
La Villa si trova in via Mazzarino e si affaccia su via Nazionale. 
E' uno splendido giardino pensile il cui restauro è stato inaugurato appena un anno fa (aprile 2016), dopo lunghi lavori realizzati in parte anche sotto la giunta Marino. La competenza della gestione è del servizio giardini e del Comune (non del Municipio).
La situazione è disastrosa. La villa è rimastra chiusa per più di un mese a partire dall'inizio di Aprile, sembra per pasticci con il bando della guardiania (ma nulla è certo, i cittadini non vengono informati) ed è rimasta senza alcuna manutenzione. 
Gli impianti di irrigazione non funzionano (sono rotti: cosa riferitami da un addetto alla manutenzione che ogni tanto appare nel giardino, ed erano stati resi funzionanti con il restauro). 
Ora la Villaè stata riaperta, anche in seguito a proteste di un Comitato Civico, ma la sera non viene chiusa! 
A causa della mancata manutenzione e della mancanza di irrigazione non solo i prati sono secchi ma molte delle essenze acquistate per il restauro, camelie principalmente, sono morte, come vedete dalle foto (alcune tipologie di piante sono la Centifolia Alba, la Mathotiana Alba, la "contessa" Lavinia Maggi. Vedete come sono ridotte (e quanto saranno costate, considerando che erano piante adulte?).
Qui alcune foto dell'inaugurazione (viene da piangere, al netto della stagione secca e della mancanza di pioggia è evidente lo stato di abbandono attuale):


Spero che possiate diffondere queste foto esemplificative dello stato di abbandono e sciatteria della nostra città. 
Grazie, buon lavoro" 
Lettera Firmata
Ecco le foto del degrado della Villa:







La Roma Insolita: la Fontana delle Rane.

venerdì 4 agosto 2017
La Fontana delle Rane

                                         

Cominciamo con un tema di grande attualità e importanza: l’acqua. 
Oggi, con i cambiamenti climatici, la siccità, l’aumento delle temperature, la crescita della popolazione mondiale con conseguente lievitazione dei consumi, l’approvvigionamento d’acqua rappresenta un problema che dobbiamo affrontare e in qualche modo risolvere, perché l’acqua è un bene irrinunciabile per la nostra sopravvivenza.
Come noto a tutti, in questi giorni di grande caldo e scarsità di precipitazioni, siamo in emergenza idrica, tanto che, ad esempio, si è cominciato a chiudere i famosi “nasoni” per limitare gli sprechi e lo stesso Papa Francesco ha ordinato la chiusura di cento fontane all’interno della Città del Vaticano.
In passato, però, la situazione non è mai stata così; difatti, una delle peculiarità per cui andò famosa Roma antica fu l’abbondanza di acque tanto che per questo ebbe l’epiteto di “Regina Aquarum”. Il merito di tutto ciò (se si può parlare di merito) sta in due fattori principali: 1) le caratteristiche idrogeologiche del territorio collinare e montuoso attorno ala città 2) la straordinaria abilità che i romani avevano acquisito in fatto di ingegneria idraulica, abilità sviluppata grazie agli insegnamenti ricevuti dagli Etruschi, loro grandi maestri.
Muniti di strumenti elementari, ma dotati di picconi ben temperati e di un eccezionale senso dell’orientamento, gli ingegneri romani eccelsero nel condurre a Roma le acque anche da località piuttosto remote, attraversando montagne e scavando valli con percorsi talvolta tortuosi e serpeggianti per mantenersi ad un livello idoneo alla distribuzione in una città ad altimetria complessa.
Ci trasmisero così ponti e viadotti di incomparabile bellezza e funzionalità architettonica e le imponenti arcuazioni superstiti a est della città rimangono ancora oggi le grandiose testimonianze dell’efficienza della Roma antica.
In totale i romani ebbero undici acquedotti principali ai quali andrebbero aggiunti altri, anche di considerevole lunghezza, che sono tuttavia diramazioni dei principali. Otto acquedotti convergevano in un unica località detta “Spes Vetus”, nei pressi di Porta Maggiore, e da qui si irradiavano verso i rispettivi castelli di distribuzione  seguendo percorsi in gran parte sotterranei. Dei rimanenti tre, uno, il Vergine, arrivava al Pincio e due, le acque Alsietina (o Augusta) e la Traiana, arrivavano al Gianicolo. Con questa efficientissima rete di distribuzione dell’acqua si calcola che gli abitanti di Roma avessero ciascuno a disposizione circa mille litri di acqua al giorno….
Ma non furono solo gli antichi romani a occuparsi in maniera mirabile dell’approvvigionamento di acqua per la città.  
In epoca rinascimentale, anche i pontefici si adoperarono per dotare Roma di acquedotti, in molti casi riutilizzando le sorgenti già sfruttate nell'antichità  e avvalendosi anche delle antiche strutture. 
Quattro sono gli acquedotti costruiti dai papi: Vergine (quest’acqua viene anche detta di “Trevi” dal nome della fontana che ne celebrò il ritorno al centro di Roma), Felice (attualmente alimenta le fontane al centro di Roma), Paolo  (voluto da Paolo V Borghese e destinato a rifornire i quartieri alla destra del Tevere; la sua mostra celebrativa è il fontanone del Gianicolo), Pio Antico Marcio (voluto da Pio IX, è entrato poi in funzione dieci giorni prima della presa di porta Pia).
Con una tale abbondanza di acqua, non potevano mancare le fontane.
Nessuna città al mondo dispone del gran numero di fontane di cui gode Roma.
Costruire fontane sembra sia stato uno specifico impegno di alcuni pontefici. 
Oltre al alle mostre monumentali dedicate all'esaltazione dell’opera compiuta con la creazione dell’acquedotto (come quella di Trevi per l’acqua Vergine o quella del Mosè in piazza San Bernardo, mostra dell’acquedotto Felice), si ebbero fontane ornamentali con una precisa funzione urbanistica al centro delle piazze  e altre con scopi più utilitaristici agli angoli delle strade, mentre anche quelle private, nei ninfei dei cortili, concorsero ad abbellire la città. 
Infatti, l’uso costante di Roma fu di mantenere aperti nelle ore diurne (e ben spalancati) i portoni, sicché cortili e giardini costituivano una sorta di prolungamento dello spazio pubblico.
Sono una quarantina le fontane più importanti dei secoli dal cinquecento al settecento che si trovano negli spazi pubblici. Di esse una dozzina risalgono a Giacomo della Porta; le più fantasiose appartengono al Bernini (la Barcaccia a Pietro, il padre, in Piazza di Spagna e quelle di piazza Navona e di piazza Barberini al figlio Gian Lorenzo).
L’ottocento non fu prodigo di fontane con Roma, mentre lo fu il primo trentennio del novecento e in questo contesto si inserisce la fontana delle Rane, al centro di Piazza Mincio, nel suggestivo quartiere Coppedè, costruito dall'architetto Gino Coppedè negli anni ’20.


Fontana delle rane. Sullo sfondo l'arco tra i Palazzi degli Ambasciatori e il lampadario in ferro battuto



La fontana delle Rane si trova a Roma, al centro di piazza Mincio, nel cosiddetto quartiere Coppedè.
Su un progetto risalente al 1915, l'architetto Gino Coppedè realizzò, tra il 1921 e il 1927, anno della sua morte, un'area “residenziale” (che lo stesso Coppedè definì impropriamente “quartiere” e che poi prese appunto il suo nome) all'interno del quartiere Trieste, che allora si chiamava “quartiere Savoia”. Si trattava di un gruppo di diciotto palazzi e ventisette palazzine costruite con un uno stile unico che mischia elementi architettonici neoclassici, medievali, rinascimentali, barocchi e Art Nuveau. Il nucleo di questo quartiere è proprio piazza Mincio.
Per la sua particolare architettura il Quartiere Coppedè fu scelto da diversi registi (ad esempio Dario Argento ha girato qui alcune scene dei suoi film "Inferno" e "l'uccello dalle piume di cristallo").
Una curiosità: In una delle villette del quartiere aveva la sua casa romana il tenore Beniamino Gigli.
Al centro della piazza non poteva mancare una fontana ornamentale, di fattura molto elaborata, che lo stesso architetto disegnò e realizzò, nel 1924, in stile perfettamente barocco: la fontana delle rane.

La fontana ha una struttura quadrilobata; su ogni lobo una vasca dalla forma di conchiglia molto decorata è sostenuta sulle spalle da due figure umane poste l'una di schiena all'altra, dalle cui bocche esce l'acqua contenuta nella conchiglia, che viene a sua volta riempita dal doppio getto emesso dalla bocca di una grossa rana.
Particolare di una rana
                                                                  
                                     


Particolare del volto di una delle figure



Particolare di una conchiglia


Figura intera che sorregge una conchiglia



Tra le basi delle due figure una seconda vasca, un po' più sporgente e meno elaborata di quella superiore. I gruppi circondano un balaustro corto e tozzo, che sostiene il catino sommitale, sul cui bordo sono accovacciate otto piccole rane, mentre sulla parte inferiore sono posizionati quattro mascheroni. Il catino è alimentato da uno zampillo centrale e dai getti che le otto rane indirizzano verso il centro.



Il catino superiore, fanno da sfondo due palazzi caratteristici del quartiere Coppedè
                                                                 


Muschi e incrostazioni di varia natura deturpano la fontana
                                               



L'intera composizione ricorda molto la Fontana delle Tartarughe così come anche le conchiglie e la presenza di una grossa ape sul bordo della vasca sono unanimemente riconosciute come un omaggio alle fontane del Bernini.
Particolare dell'ape che ricorda la Fontana delle Api di Gian Lorenzo Bernini a piazza Barberini
       






INTRODUZIONE ALLA RUBRICA AGOSTANA A CURA DEL NOSTRO BLOG!! ROMA INSOLITA

mercoledì 2 agosto 2017

                                       

Prima di addentrarci nelle curiosità di Roma dobbiamo avere in mente che cosa la nostra città ha rappresentato e rappresenta oggi. Una frase per tutte ci può introdurre nell'atmosfera davvero unica della nostra città:

Come già m'è avvenuto per la storia naturale, mi succede anche qui: perché in questo luogo si riallaccia l'intera storia del mondo, e io conto d'esser nato una seconda volta, d'esser davvero risorto, il giorno in cui ho messo piede in Roma. (Johan Wolfgang Goethe)

Che cos'è Roma

È senza dubbio una città del presente, tormentata dai grandi problemi delle metropoli moderne. E' la città che il mondo ci invidia, che i turisti sognano, che i romani, ahimè, spesso ignorano. E’ stata la capitale di uno dei più vasti e duraturi imperi della storia, a sua volta fonte di ispirazione per altri imperi che nel corso dei secoli si sono susseguiti nel mondo. È la sede di un potere religioso a carattere universale come la Chiesa Cattolica, e simbolo di contraddizione fra chi la fa oggetto di sconfinato amore per motivi di fede, di cultura o di romanticismo e chi la vede come espressione di fenomeni ideali o pratici che avversa (dal “papismo” aborrito in certe terre, soprattutto nei secoli passati, alla “dolce vita” in gran parte mitizzata). Ma Roma è soprattutto la "città", l'Urbe, la Città Eterna. Nessun'altra città, per quanto ammirata ed amata (pensiamo a Parigi, Londra, Atene, Gerusalemme, il Cairo) ha mai suscitato sentimenti più grandi. Essa viene di volta in volta assimilata a ciascuna di quelle, ma fonde in sé stessa gli attributi di tutte. Città dove l'arte è sempre rifiorita in tante manifestazioni ( etrusca, ellenistica, romanica, rinascimentale, barocca....). Città nella quale si sono fuse tutte le civiltà del Mediterraneo. Città capace di rinascere dalle rovine dopo distruzioni immani (è stata saccheggiata a fondo almeno cinque volte: tre dai barbari, una dai Normanni, una dai lanzichenecchi). Può apparire naturale che un luogo con tanta storia alle spalle conservi il più importante deposito al mondo di testimonianze d'arte e di cultura. Ma ciò sembra meno naturale se si pensa alle tante razzie subite, allo scarso rispetto per l'antico che si è avuto in molte epoche, soprattutto in quella moderna, al fatto che si è  avviata sul viale del tramonto molte volte e oggi più che mai. Nonostante questo, Roma è certamente il più complesso e vasto centro museografico del mondo che spazia fra tutte le arti e fra tutti i prodotti della civiltà umana di tutti i tempi. Noi che la viviamo, tutti i giorni, che la percorriamo senza sosta, per lavoro, per svago, talvolta per noia, spesso non la conosciamo e non ci rendiamo conto che i nostri piedi, nel loro frenetico e disinteressato vagare, calpestano millenni di storia come in nessun'altra città del mondo è possibile. Forse dovremmo soffermarci maggiormente su questo e probabilmente la rispetteremmo di più. Cominciamo allora a conoscerla nei suoi aspetti meno noti e forse, per questo, ancora più interessanti. Sarà un percorso che, spero vivamente, ci porterà ad amarla come merita.


LA ROMA INSOLITA: RUBRICA AGOSTANA ALLA SCOPERTA DEI SEGRETI DELLA CITTÀ. SEGUITECI!

martedì 1 agosto 2017

Quanto sei bella Roma.....

Già, ma sappiamo veramente quanto è bella la nostra città? Ci soffermiamo mai, nel nostro frenetico viavai quotidiano ad ammirare la miriade di monumenti che fanno di Roma la città più bella del mondo? E a parte il Colosseo, il Pantheon, la Fontana di Trevi e le altre meraviglie conosciute dalla maggior parte di noi, abbiamo mai dato uno sguardo ai suoi angoli, ai suoi luoghi meno noti, ma non per questo meno importanti? Un esempio: osservate la foto. Sono racchiusi in questo scatto 17 secoli di storia. Siamo in via Petroselli. A sinistra il Teatro Marcello. Ma...al centro...quelle tre colonne...dietro le quali si staglia la cupola di S.Maria in Campitelli....ci siamo mai chiesti che cosa rappresentano? Si tratta del tempio di Apollo (ciò che ne resta, ovviamente), risalente al 431 a.C. e ricostruito dal Condole Caio Sosio nel 34 a.C in occasione del trionfo per la conquista di Gerusalemme al seguito di Antonio. Un piccolo assaggio di ciò di cui ci occuperemo in questo mese. Andremo alla scoperta della Roma meno conosciuta: luoghi, curiosità, aneddoti. Ci aggireremo insieme per la città cercando di scoprirne i segreti, perché Roma non è solo immondizia, traffico, maleducazione, abbandono, degrado. Roma è anche e soprattutto Roma, non dimentichiamocelo mai....

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