La storia allucinante che vi andiamo a raccontare oggi si svolge al Torrino, e precisamente nel parco di Viale Città d'Europa. Quello che vedete nella foto è il Casale in oggetto, risalente agli anni '20, che versa in uno stato di scandaloso, raccapricciante abbandono. Vetri rotti, immondizia, scritte sui muri. Di notte è ricovero di drogati, ubriaconi e sbandati. Qualcuno lo utilizza come discarica personale e non di rado (a giudicare dai cumuli di preservativi che vi si trovano) viene scelto come rifugio per prestazioni sessuali a pagamento.
Un qualsiasi comune di una qualsiasi città civile europea avrebbe provveduto a restaurarlo e manutenerlo, ma siccome siamo a Roma e il Comune ha le pezze al culo si è pensato di chiedere l'intervento dei privati pubblicando un bando per il recupero della struttura.
Un consorzio si è aggiudicato l'appalto, presentando un progetto di riqualificazione che prevedeva, tra le altre cose, una ludoteca all'interno con area giochi per bambini (sempre nel parco, c'è una scuola materna), un centro anti-violenza e un bar-bistrot eco solidale, con prodotti biologici di piccole aziende agricole locali, ma anche prodotti derivanti da terreni sottratti alla mafia. Il consorzio si sarebbe occupato quindi non solo del restauro della struttura, ma anche della sua manutenzione, e avrebbe fornito al quartiere e ai frequentatori del parco un punto ristoro di qualità con tanto di bagno pubblico e servizi. Il tutto per un periodo di 6 anni (prorogabili), poi la struttura sarebbe tornata pubblica.
Sembrava la conclusione perfetta di una storiaccia di decennale degrado. Ma poco prima dell'inizio dei lavori cosa ha fatto il Comune? HA BLOCCATO TUTTO! Pare che il Municipio si sia impuntato e non abbia rilasciato la Scia per la destinazione d'uso commerciale, facendo riferimento al Piano Regolatore che vieta l'insediamento di attività commerciali nelle aree verdi destinate a parco pubblico.
A quel punto è cominciata una insopportabile melina da parte del Municipio che di fatto ha tenuto in scacco il Consorzio per più di un anno, impedendogli di iniziare i lavori. Fino a che, estenuato, il Consorzio ha alzato bandiera bianca e ha rinunciato al progetto, abbandonandolo definitivamente. Nonostante avesse vinto un regolare bando, al Consorzio è stato di fatto IMPEDITO di poter mettere in pratica il proprio progetto!
Il risvolto più grottesco della storia viene dal IX Municipio, il cui vicepresidente si è detto addirittura "sorpreso" dalla scelta del Consorzio di tirarsi fuori. Eppure non ci vuole una laurea per comprendere che se tieni un Consorzio al palo per più di un anno, impedendogli di mettere in pratica il progetto vincitore di un regolare bando pubblico, ci sono eccellenti probabilità che questi possa mandarti affanculo.
In sostanza, il Piano Regolatore, che nelle intenzioni dovrebbe preservare il territorio da scempi e speculazioni, viene qui usato come strumento per MANTENERE IL DEGRADO ESISTENTE impedendo a un Consorzio di recuperare un bene pubblico con un progetto di assoluta qualità. Sarebbe bastato un po' di buonsenso, una deroga/variante al Piano Regolatore (come ad esempio per lo Stadio della Roma a Tor di Valle), e a questo punto avremmo qualcosa di simile al bellissimo Vivi Bistrot di Villa Pamphili (...che il Comune ha provato strenuamente a far chiudere, ma questa è un'altra storia!).
Cosa c'è di più OVVIO in un parco, che non la presenza di un bar, un punto ristoro, con bagno pubblico e possibilità di sedersi all'aperto? Una struttura decorosa, che garantisca anche un minimo di presenza umana, di illuminazione, e quindi di SICUREZZA, specie quando cala il sole. Cosa c'è di male in tutto questo? Nella città dei mutandari abusivi, dei camioncini "tromba e magna", dei "pane e cipolla", dei cocomerari e dei venditori di fave e pecorino in mezzo alla strada... ma veramente il problema è un bar di qualità in un parco?
Ma come si fa anche solo a pensare di chiedere a un Consorzio di recuperare un'area pubblica vietandole qualsiasi attività commerciale, quindi senza che questo ne abbia un ritorno economico? Forse dal Comune (e dal Municipio) si aspettavano che qualcuno volesse accollarsi le spese di restauro e manutenzione del Casale "aggratise"? Forse cercavano un Mecenate che regalasse soldi al Comune?