A ROMA E' EMERGENZA RIFIUTI. BERLINO E PARIGI HANNO CITTA' PULITE E I LORO ABITANTI PAGANO MOLTO MENO. BASTEREBBE COPIARE DALL'ESTERO INVECE SI E' ANCORA SOTTO RICATTO DI MANLIO CERRONI. PERCHE'?

lunedì 10 aprile 2017
Camion carichi di monnezza  fermi davanti allo stabilimento Colari (foto  Lavoratori Ama)

Il Dato.

Roma Capitale dipende ancora da Manlio Cerroni e dai suoi capricci/ricatti. 
I suoi  due Tmb, che (insieme ai due di Ama) trattano parte della spazzatura di Roma, Fiumicino, Ciampino e Città del Vaticano, sono fondamentali perché Roma non venga sommersa dai rifiuti! Fondamentali ma non risolutivi: Il resto va spedito in altri impianti extra-regionali e in Germania e la bolletta per il romano lievita, diventa salatissima a fronte di una città  lurida.

Nonostante la chiusura di Malagrotta, la più grande discarica d'Europa, voluta da Ignazio Marino e di Proprietà del Ras della Monnezza Manlio Cerroni, il rapporto tra Roma Capitale  e le sue società non è mai di fatto terminato. Roma è andata in questi mesi in evidente sofferenza, per non parlare di vera e propria emergenza, perché i due impianti del Consorzio Colari, di proprietà di Cerroni, sono stati colpiti da un'interdittiva antimafia rendendo, di fatto, impossibile al Comune di Roma il trattamento dei rifiuti in quegli impianti per l'inattuabilità di avere rapporti con società colpite da tali pesanti provvedimenti. (Dei problemi di conferimento presso gli impianti Colari ne avevamo già parlato qui grazie ai nostri contatti diretti con personale AMA.)

Tamponare l'emergenza.


Per arrestare la già conclamata emergenza, negata allo stremo dai pasdaran grillini che sulla nostra pagina facebook osavano indicare come foto non recenti quelle raffiguranti cumuli e cumuli di mondezza ai quattro angoli di Roma, è dovuto intervenire, e con urgenza, il Prefetto di Roma, Paola Basilone, che ha nominato Luigi Palumbo quale commissario ad hoc per trattare i rapporti economici tra Colari e Roma Capitale. Una figura di garanzia, un escamotage istituzionale per garantire la ripresa dello sversamento dei rifiuti presso quegli impianti che, ancora oggi, sono fondamentali per lo smaltimento della monnezza capitolina.

L'Uscita dall'Emergenza.

Questa situazione, a detta dell'Assessore Pinuccia Montanari, durerà almeno altri tre anni (!?!). C'è un piano di uscita ma ci vogliono tempi tecnici per quello che lo stesso Assessore definisce "chiusura del ciclo". Nel frattempo si continuerà a pagare Cerroni e a mandare i rifiuti all'estero dove riescono a trasformare un problema in risorsa. Cosa sia cambiato dal 21 marzo ad oggi non ci è dato sapere. In quella data, la Montanari parlava di tempi più brevi. Diceva: "Non c’è emergenza rifiuti in vista per la città di Roma. Il ciclo dei rifiuti lo chiudiamo. Ama a fine aprile approverà il nuovo piano industriale che sicuramente vedrà la presenza di tre impianti di compostaggio da 40mila a 60mila tonnellate, che daranno una capacità, con impianti aerobici, di assorbimento delle 300mila tonnellate. Il ciclo, dunque, si chiude con tre impianti. Dateci il tempo di elaborare i piani di fattibilità, oltre al fatto che favoriremo la nascita sul territorio di altre imprese di green economy che aumenteranno l’indotto del settore”. Così l’assessora capitolina all’Ambiente Pinuccia Montanari. Ripetiamo: cosa sia cambiato dal 21 Marzo ad oggi non è dato sapere. Siamo in mano a queste persone.
A noi però piace fare confronti. In primo luogo vorremmo capire come mai il romano produce  603 kg di rifiuti/anno contro i 430 kg pro-capite di un parigino e i 388 di un berlinese. Perché? Se andiamo poi a vedere come queste due città, prese ad esempio, smaltiscono i rifiuti incominciamo a capire qualcosina di più. La nostra dipendenza dagli impianti di cui sopra, dagli impianti extra-regionali e l'invio dei rifiuti all'estero porta a far pagare al romano una media di 162 euro ad abitante. Questi problemi non li hanno a Berlino in quanto tutti gli impianti necessari al trattamento li hanno direttamente all'interno del territorio comunale e la bolletta scende a 74 euro persona. A Parigi il tipo di raccolta è simile a quello romano: “porta a porta” e con cassonetti nelle strade, così come anche per il trattamento dei rifiuti si avvale prevalentemente di società esterne. Ma c'è  una differenza rilevantissima: l’amministrazione parigina gioca un ruolo importante nel rivendere le materie prime provenienti dalla raccolta differenziata attestando la tassa relativa ai rifiuti  a circa 121 € annui per abitante. Parigi e Berlino sono città pulite. Roma no e il romano paga pure di più di tutti. Invertire la tendenza è obbligatorio. Prendere esempio da queste città sarebbe la cosa più semplice da fare. Ma non si può fare! Dunque non ci resta, tra un ricatto e l'altro di Cerroni,  che aspettare i tempi tecnici della "chiusura del ciclo dei rifiuti". RR

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