Roma è probabilmente la città con la peggiore segnaletica verticale del mondo. Indecenti accrocchi fatti con materiali scadentissimi. A Roma i segnali stradali sono ridotti così (vedi foto sopra), dalla periferia estrema fino al centro storico. I paletti vengono piegati, deformati, devastati da stickers e affissioni abusive, i segnali stradali vandalizzati, coperti, piegati, rotti, abbattuti. Perfino svitati, quando non addirittura sradicati (come segnala in questo articolo Esquilino's Weblog) dai soliti furbi che vogliono evitare le multe. Presi di mira sono soprattutto i segnali di divieto di sosta, che ormai stanno sparendo dalla città, lasciando il posto a una selva di pali, un esercito di moncherini, segno della nostra barbarie e inciviltà. Basta infatti una minima imperfezione al segnale stradale per consentire all'automobilista multato di vincere un ricorso. E così, se il segnale di divieto di sosta non c'è, la multa non arriva. Insomma i segnali stradali a Roma sono sempre più portatori di degrado, perché non correttamente progettati. Basterebbe realizzare i pali con materiali resistenti, magari in ghisa (che non si deforma), infilarli nel terreno con un minimo di criterio, ricoprire i pali con vernici granulose anti-affissione, realizzare i segnali stradali con materiali resistenti e con un minimo di gusto. In Europa questo lo si è già fatto da tempo. Qui in Italia, ovviamente, no. A Londra addirittura lanciano stupefacenti programmi di riprogettazione della segnaletica verticale in tutta la città, con l'obbiettivo di rimuoverne il più possibile in quanto producono "caos visivo". Ovviamente Roma è indietro di secoli, relegata alla preistoria della civiltà. Nella città che ha prodotto lo scandalo Cartellopoli il concetto di "caos visivo" non può sperare di essere compreso. E difatti a Roma nessuno si pone il problema. Per capire veramente come siamo messi, prendetevi un antiemetico e cliccate qui.
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