Se tutto questo a voi sembra normale

venerdì 10 dicembre 2010


Una tipica scena romana. Una parata di cartelloni uno appresso all'altro. Brutti, osceni, riportano pubblicità di infimo livello. Dietro una recinzione sgarrata, chissà cosa nasconderà (una baraccopoli? un pollaio? uno sfasciacarrozze? non lo sappiamo). Una scena metropolitana romana come ce ne sono tante, in ogni angolo, dal centro alla periferia. Non ci facciamo più nemmeno caso tanto è comune e normale. Ma tutto questo normale non è. Non lo è affatto. Non c'è nessuna città europea, nessuna città del mondo civile che sia ridotta in questo modo barbaro. Nemmeno in Albania, nemmeno in Macedonia, nemmeno in Moldova! Una selva di cartelloni così, piazzati ai margini della strada senza regole, non esiste da nessuna parte al mondo. Per la cronaca: ci troviamo a meno di 500 metri da Porta Portese. Che non è solo l'area dove sorge il famoso mercato. E' una delle porte romane più belle della città. Siamo, per l'esattezza, davanti a uno dei locali più famosi della città, la Brasserie 4:20. Una delle mecche mondiali per gli amanti della birra abbinata alla della buona cucina, segnalata in tutte le migliori guide enogastronomiche come uno degli indirizzi imprescindibili. Siamo a pochi metri da Viale Trastevere, il boulevard trionfale di ingresso al centro (così come fu pensato, immaginato e voluto, quando venne aperto). Siamo a pochi metri dall'Hotel Trilussa, un 4 stelle di recente apertura che accoglie ogni anno centinaia di turisti. Siamo a pochi metri dal Ministero della Pubblica Istruzione. Non siamo nel buco del culo della città, siamo a ridosso del centro storico. Questo è l'orrore che noi romani siamo costretti a subire. Altrove simili scene sarebbero abbinate a città del quarto mondo, periferie estreme del profondo Est Europa, città in guerra, sotto i bombardamenti. Questa è Roma signore e signori. La città culla della civiltà occidentale, oggi ridotta a città più incivile e barbara del mondo. Questo è quello che per noi cittadini romani è la normalità.

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