giovedì 1 settembre 2011
L'orrore delle centraline abbandonate
Sono sparse per tutta Roma e costituiscono uno dei grandi "classici" del degrado cittadino. Sono le cenTraline (dell'ENEL, dell'ACEA, della Telecom, dell'Italgas, e chi più ne ha più ne metta). Orribili catafalchi grigi, apparentemente abbandonati a se stessi e costantemente aggrediti dai roditori attacchini. Non sappiamo bene a cosa servano queste sottospecie di cacatoi pubblici. Non sappiamo se siano o meno in funzione. Sappiamo però per certo che questi abomini esistono solo a Roma. Eliminare le centraline vecchie e realizzare le nuove con criteri antidegrado, in maniera tale che non diventino supporto per scritte e attacchinaggio vario. Questo è quello che andrebbe fatto, insieme a una massiccia opera di bonifica. NB: Qui siamo nel tratto finale di Lungotevere Testaccio (map), alle pendici dell'Aventino.
E' vero, un altro classico romano, dal momento che non mi pare ce ne siano di simili nel resto d'Europa, di queste centraline. Spesso, manco a dirlo, queste baracche metalliche sono danneggiate, hanno gli sportelli aperti o sono, quasi sempre, coperte di manifesti politici abusivi.
RispondiEliminaQuelle sul lungotevere, soprattutto, che noi di Riprendiamoci Roma abbiamo pulito in occasione di una delle mitiche passeggiate antidegrado dei cittadini stacchini:
http://riprendiamociroma.blogspot.com/2010/03/secondo-blitz-lungotevere.html
Una domanda sorge spontanea: perché a Roma ce ne sono così tante di centraline di questo tipo?
Forse che all'estero le hanno costruite all'interno dei palazzi, o sottoterra? Probabile.
Nessuna domanda, invece, su chi attacca i manifesti sulle centraline di mestiere e chi li paga: sono dei burini incivili che meritano decine di migliaia di euro di multe e qualche denuncia penale, per capire che "non si fa".
Notare i committenti: la Festa dell'Unità e il Teatro Romano di Ostia Antica. Ovvero il PD - neo leader delle affissioni abusive a Roma - e il Teatro di Ostia Antica, il maggiore imbrattatore dell'estate 2011.
STI ZOZZI
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